Una notizia choc campeggia in queste ore sulle colonne de “Il Messaggero”: una violenta e atroce aggressione si sarebbe consumata all’interno del carcere di Rebibbia, dove G.F., boss di Cosa Nostra condannato all’ergastolo dopo l’arresto avvenuto nel 1999 presso un casolare situato nelle campagne di Favara, in provincia di Agrigento, avrebbe staccato il mignolo della mano destra di un agente della polizia penitenziaria, per poi ingoiarlo. Il quotidiano nazionale racconta che il detenuto avrebbe aggredito l’agente, afferrandolo al collo e poi trascinato a terra, sino ad arrivare al gesto terribile che vi abbiamo descritto sopra. Non pago, si sarebbe poi scagliato violentemente contro gli altri uomini della penitenziaria, accorsi sul luogo dell’aggressione per aiutare il loro sfortunato collega. “Vi sgozzo come maiali” avrebbe urlato agli agenti G.F., che, dopo quest’episodio di assoluta ed estrema gravità, è stato trasferito da Rebibbia al carcere di massima sicurezza di Sassari, in Sardegna.
BOSS STACCA MIGNOLO A MORSI, L’USPP: “PER BONAFEDE LA SICUREZZA NELLE CARCERI NON È UNA PRIORITÀ”
Come riportato da “Il Messaggero”, in seguito all’atroce violenza commessa dal boss di Cosa Nostra presso il carcere capitolino di Rebibbia, Giuseppe Moretti, presidente dell’Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria (USPP), ha asserito: “Prendiamo atto che tra le priorità del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede non sembra esserci la messa in sicurezza del sistema penitenziario. Non è una novità che le criticità delle carceri non abbiano mai rappresentato per molti Governi un problema da affrontare in modo straordinario e con provvedimenti emergenziali. Ma che il Guardasigilli continui a non ammettere che occorra un progetto di riforma complessiva anche dell’amministrazione penitenziaria, resta un mistero”. Moretti conclude dicendo: “È un fatto incontrovertibile che, a parte provvedimenti spot come l’impiego della Polizia Penitenziaria (7 unità) nella Dna, la gestione Bonafede ha disatteso tutte le aspettative di rilancio del ruolo del corpo di polizia penitenziaria“.