Trump vuole cacciare gli studenti stranieri da Harvard (ma un giudice gli dà torto). È il nuovo maccartismo delle lobby ebraiche che comandano in Usa
È facile e non improprio evocare il maccartismo quando Donald Trump ordina di sgombrare Harvard dagli studenti stranieri, facendone un unico fascio di antisemiti. La “caccia alle streghe” scatenata da un oscuro senatore repubblicano contro tutti i sospettati di “attività non americane” colpì settant’anni fa molti accademici e molti giovani diversamente libertari, anticipatori delle rivolte nei campus del decennio successivo. Tutti Reds, tutti “comunisti” nella rozza generalizzazione che – all’inizio della Guerra fredda – negli Usa non era solo di Joe McCarthy (fra i suoi sostenitori iniziali c’era perfino il giovane collega John Fitzgerald Kennedy, futuro presidente-icona dell’America “dem”).
Nel vero o presunto “maccartismo 2.0” – mutatis omnibus mutandis – spicca però almeno una differenza sostanziale. Trump ha inteso reagire all’assassinio di due diplomatici israeliani poco lontano dalla Casa Bianca, dopo seicento giorni di guerra a Gaza e di tumulti universitari anti-Israele. All’inizio degli anni 50 del secolo scorso (all’indomani della nascita dello Stato di Israele) il maccartismo toccò il suo culmine tragico mandando sulla sedia elettrica due coniugi ebrei newyorchesi, Julius e Ethel Rosenberg, accusati di spionaggio nucleare a favore dell’Urss.
Furono le vittime 1 e 2 di lunghissime black-list che condannarono alla morte civile decine di migliaia di americani, soprattutto scienziati e artisti. E moltissimi erano israeliti, sgombrati da cattedre e aule universitarie (fra di essi anche l’ebreo non osservante Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica). Israelita, all’epoca in America, era sinonimo di progressista radicale, pericoloso a prescindere anche in quanto immigrato dall’Europa. Ma in quegli anni era guidato da progressisti più o meno radicali immigrati dall’Europa – scampati alla Shoah – anche lo Stato ebraico appena nato.
Oggi, invece, ad aver acceso la miccia lunga del “nuovo maccartismo” è stata la parte più ricca e potente della comunità ebraica statunitense, non più perseguitata ma anzi influentissima negli States, fan decisa di Trump e alleata di ferro del governo israeliano di Netanyahu, retto da una maggioranza di estrema destra a matrice etnico-religiosa, in deriva autoritaria all’interno e bellicista-imperialista all’esterno.
Quando Trump non era neppure ricandidato alla Casa Bianca, sono stati i grandi donatori di Harvard – in parte importante israeliti – a “sgomberare” la rettrice Pauline Gay, prima donna afro, subito sostituita da un “commissario” israelita. Con lei sono state condannate ad esecuzione sommaria altre rettrici (comprese due alla Columbia, bastione dell’intellighenzia ebraica di New York, sgombrata due volte dalla polizia) in una caccia alle streghe maturata sotto un’amministrazione dem, in Stati e città governati dai dem.
La motivazione delle sentenze è sempre stata una sola: esitazione nel contrastare “manu militari” marce e tendopoli pro-pal nei campus. Con approccio non diverso da quello usato dall’esercito israeliano a Gaza o dai coloni in Cisgiordania.
L’approccio ora seguito da Trump, che già nel suo primo mandato aveva emesso per decreto misure contro l’antisemitismo dopo una serie di attentati (ed era stata ventilata già allora l’ipotesi di tagliare i fondi federali alle università non allineate con gli standard di lotta all’antisemitismo).
Che poi ad Harvard e alla Columbia negli ultimi trent’anni si sia consumata una ben differente “culture war” para-maccartista – condotta in misura importante da intellettuali e media israeliti liberal – è un altro discorso. Che però meriterebbe di essere fatto quando Michele Serra richiama in Italia il suo girotondo permanente contro il nuovo maccartismo. Anche perché appena l’altro ieri era Serra – e non solo – a lanciare fatwe contro l’odio antisemita e ad applaudire la nascita della “commissione Segre”. Oggi invece è in piazza con i pro-pal e l’intera sinistra italiana a contestare un presidente americano che vuole estirpare l’antisemitismo dalle università del suo Paese.
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