Videocamere di sorveglianza/ Milioni di registrazioni senza consenso, cos’è successo?

- Danilo Aurilio

Le videocamere di sorveglianza possono registrate senza il nostro consenso. Questo è quello che ci raccontano Le Iene. Ecco come avviene l’inganno

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Oggigiorno, sempre più italiani installano numerose videocamere di sorveglianza. Nei giorni scorsi però, ci siamo ritrovati un servizio delle Iene, nota trasmissioni di carattere investigativo, che avrebbe scovato una falla importante e preoccupante: i produttori di tali prodotti, sembrerebbero poterci spiare quando ne hanno voglia.

Poco tempo fa abbiamo parlato di un caso simile, ovvero dei lavoratori spiati sul luogo di lavoro. In quel caso però, il soggetto verrebbe avvisato. Nel nostro invece, saremmo al completo oscuro di tutto ciò che si cela dentro le mura dei nostri appartamenti.

Videocamere di sorveglianza: condivisioni senza consensoVideocamere di sorveglianza

Sulla questione delle videocamere di sorveglianza è allarme. Le Iene, hanno dimostrato come tali componenti informatici siano in grado di compromettere la nostra privacy. Infatti, qualsiasi registrazione avvenga nell’ambiente visionabile dalla cam, potrà esser diffuso in rete pur non avendo nessuna autorizzazione da chi vive in quel contesto.

A dimostrare quanto detto è l’inviato Matteo Viviani, che ha voluto far presente un aspetto importante ma molto allarmante: in rete (anche su molti gruppi Telegram e WhatsApp), vengono diffuse numerose immagini che ritraggono la vita privata di molti cittadini italiani (probabilmente a loro insaputa), e senza consenso.

Gruppi che generano milioni di visualizzazioni. A testimoniare di quanto avviene, un utente su Telegram, che all’inviato Matteo Viviani dimostra che gli utenti sembrerebbero esser davvero all’oscuro delle riprese. Immagini di donne nei camerini che si spogliano, scene intime di coppie nei loro appartamenti privati, e scandali e violazione di privacy di ogni genere.

L’utente racconta: “Si tratta di gruppi internazionali, dove ci sono spesso russi e arabi. Successivamente hanno creato un gruppo dove condividevano solo le telecamere italiane. Potevi chiedere l’invito, ma dopo quando hanno visto che a mia volta non condividevo materiale, mi hanno buttato fuori“.

Conclude dicendo, che per accedervi è necessario fornire un codice specifico, i cui numeri di ciascuna di essa sarebbero riconducibili ad ogni dispositivo che registra ad insaputa dell’utente.





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