Vietato utilizzare il nome di Giovanni Falcone per la pizzeria. Questa la sentenza dei giudici tedeschi sul caso di un locale di Francoforte che aveva utilizzato il nome del giudice e di Paolo Borsellino per farsi pubblicità. Come riportato dai colleghi dell’Ansa, il proprietario dell’esercizio deve adeguarsi alla decisione del tribunale o rischia grosso: un’ammenda fino a 250mila euro o una condanna fino a sei mesi di reclusione.
Al momento chiusa, la pizzeria di Constantin Ulbrich “Falcone Borsellino” aveva al suo interno una foto di Tony Gentile insieme ai due giudici uccisi trent’anni fa, con accanto l’immagine di don Vito Corleone, il boss del celebre film “Il padrino”. Ma non solo. Sui muri erano stati riprodotti dei fori di proiettile.
“Vietato utilizzare nome Falcone per la pizzeria”
La vicenda non era passata inosservata ed era intervenuta anche Maria Falcone, sorella del giudice ucciso dalla mafia. La presidente della Fondazione dedicata al magistrato aveva fatto ricorso per inibire l’uso del nome del fratello, un’istanza però respinta in primo grado. “Falcone ha operato principalmente in Italia e in Germania è noto solo a una cerchia ristretta di addetti ai lavori e non alla gente comune che frequenta la pizzeria”, la spiegazione dei giudici. Secondo il tribunale, inoltre, il tema del contrasto alla mafia era “passato di moda”, essendo passati 30 anni dalla morte del magistrato. Ora il tribunale di Francoforte ha ribaltato la sentenza, disponendo il divieto di utilizzo della “della denominazione commerciale ‘Falcone’ da sola o come parte di una denominazione commerciale, in particolare come nome della pizzeria ‘Falcone e Borsellino’, su insegne, menu, materiale pubblicitario, su internet, su Facebook e su Instagram nell’ambito dell’attività commerciale”. Ringraziando i legali Rodolfo Dolce e Angela Bonacina, Maria Falcone ha accolto di buon grado la decisione dei giudici: “E’ una sentenza che ristabilisce il senso del rispetto. Ci sono nomi e argomenti sui quali non è possibile ironizzare, scherzare e tantomeno speculare a fini commerciali”.