Ringrazio il Sussidiario che ha pubblicato un articolo con tanto di presentazione della vignetta del settimanale satirico turco Leman per la quale la redazione è stata devastata dai manifestanti e i giornalisti sono stati arrestati dalla polizia. Con la benedizione di Erdogan. La vignetta presenta Mosè e Maometto che nelle rispettive lingue, dal paradiso, si salutano augurandosi la pace, mentre tutto intorno volano proiettili e sotto ci sono case che bruciano.
Sinceramente, per quanto mi sforzi, non riesco a trovare nulla di irriguardoso nei confronti di Maometto. Ricordo ai poco esperti che Mosè nel Corano è presentato non solo come un devoto (mukhlis), non solo come un profeta (nabi), ma addirittura come un inviato dell’Altissimo (rasul) precursore di Maometto.
Per chi ne volesse sapere di più rimando all’articolo di Yahya Pallavicini, esponente di primo piano dei musulmani italiani, parte del saggio Il Misericordioso Allah e i suoi profeti (Il Messaggero di Sant’Antonio, Padova 2009). Mi pare piuttosto che la vignetta prefiguri una pace condivisa fra il mondo islamico e quello ebraico, che evidentemente hanno radici comuni. Tanto è vero che Maometto raccomanda ai suoi di proteggere ebrei e cristiani, “gente del Libro”.
Ora mi meraviglio, si fa per dire, che una cosa del genere sia potuta accadere in Turchia, Paese della NATO, che tende a proporsi come mediatore di pace.
So bene, per esperienza personale, che esprimersi con la satira può essere anche rischioso. Ne so qualcosa, se è vero che nel 1986, avendo fondato con alcuni studenti delle scuole di Crescenzago una rivista satirica, stranamente di ispirazione cattolica, trovai la macchina, una piccola 126 blu prodotta in Brasile, esplosa da una bomba chimica.
Facevamo satira su qualunque argomento, senza censure, anche su temi delicati come quello del preservativo, dal punto di vista cattolico. La vignetta, però, che fece esplodere, nel senso letterale del termine, la collera dei fondamentalisti di sinistra (setta che non si è ancora del tutto estinta) rappresentava il muro di Berlino e sotto di esso molti che scavavano dei tunnel per fuggire in Occidente. In fondo, però, c’era una coppia che scavava in senso opposto e uno studente chiedeva: “Scusi, compagno prof, sei proprio sicuro che andiamo dalla parte giusta?”.
Per quello che conta non posso che esprimere tutta la mia solidarietà ai giornalisti di Leman. Amico sincero dei musulmani, ricordo ancora gli onori ricevuti quando qualche anno fa ritornai in Kazakistan per una conferenza internazionale. Portavo in dono, a nome della veneranda Biblioteca Ambrosiana, una copia anastatica di uno dei Corani più antichi del mondo, che conserviamo a Milano.
La diplomazia della cultura è una buona cosa, ma sta anche a noi difenderla dalle intromissioni degli imbecilli, di qualunque parte siano.
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