La trasmissione Report nella nuova puntata di domenica 29 giugno, parlerà dell’inchiesta “Vino Divino“, il caso del gruppo editoriale Gambero Rosso, specializzato nel settore enogastronomico, che ogni anno pubblica autorevoli guide con consigli sui migliori vini d’Italia e sulle etichette da acquistare in base recensioni, premi e riconoscimenti ottenuti.
Un sistema che però, secondo quanto scoperto dalla redazione del programma, sarebbe poco trasparente e con molti conflitti di interessi, visto che le cantine pagano molti soldi pur di venire menzionate, e sarebbero costrette ad acquistare pacchetti pubblicitari e commerciali.
Lo scambio, garantirebbe così la presenza nelle valutazioni, e il massimo dei voti con i tre bicchieri che per i consumatori dovrebbe essere sinonimo di qualità.

Questa non è la prima indagine che Report fa sul Gambero Rosso, precedentemente infatti erano andati in onda altri servizi, che puntavano a ricostruire le presunte pratiche illecite dei produttori di vino, non solo recensioni a pagamento, ma anche un giro di manipolazioni durante i processi produttivi che avrebbero portato a differenze sostanziali tra quanto indicato in etichetta ed il contenuto reale delle bottiglie.
Il caso Gambero Rosso a Report, inchiesta “Vino Divino” scopre collegamenti tra acquisto di pubblicità e valutazioni positive delle cantine
L’inchiesta di Report “Vino Divino“, come anticipato anche dall’ufficio stampa Rai, tornerà ad occuparsi della guida del Gambero Rosso sui migliori vini d’Italia e sulla presenza di cantine, menzionate tra quelle suggerite che avrebbero pagato per ottenere voti più alti. Ma non solo, sempre nello stesso ambito, la trasmissione parlerà anche di un presunto conflitto di interessi tra l’editore del gruppo Paolo Panerai e le valutazioni dei prodotti, visto che è titolare di alcune rinomate aziende vinicole in Toscana.
La questione era emersa anche in passato, quando, già nel 2011 era emerso che nella rivista tutte le etichette prodotte dalle cantine legate a Panerai avevano ottenuto i tre bicchieri. Inoltre si tornerà sul caso della Fondazione Cotarella, di proprietà della stessa famiglia che produce vini e che raccoglie fondi da destinare al sostegno di ragazzi e ragazze che hanno disturbi del comportamento alimentare. Anche qui però c’è poca chiarezza sulla reale destinazione del denaro proveniente da beneficenza, che in base a quanto emerso dall’inchiesta sarebbe stato usato a fini commerciali e non per le attività sociali dichiarate.