Il 2023 si è aperto brindando all’insegna del Made in Italy. Con lo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre sono salite ad oltre 700 milioni le bottiglie di spumante tricolore stappate all’estero nel 2022. Parliamo di ben 2/3 della produzione nazionale. E parliamo del record storico dei brindisi esteri targati Italia. A dirlo è un’analisi di Coldiretti che suggerisce come questo exploit aiuterà a far superare i 2 miliardi di euro di esportazioni, facendo registrare al comparto una crescita complessiva nell’anno del +23%.
Il vino italiano insomma pare avere aperto l’anno con il piede giusto. Ma i prossimi mesi potrebbero riservare non poche difficoltà al settore. A lanciare l’allarme sono Federvini e Unione Italiana Vini (Uiv) che sottolineano in una nota ufficiale come il mercato enologico debba fare i conti con due nodi critici concomitanti. Da un lato, c’è il nuovo aumento dei prezzi del vetro: con l’inizio del 2023 i fornitori di bottiglie hanno infatti richiesto un ulteriore incremento del 20% in aggiunta al surplus (+48%) già riscontrato nel 2022 rispetto all’anno precedente. Senza contare il noto capitolo energia. Dall’altro lato, a valle della filiera, c’è invece la grande distribuzione che, affermano le due associazioni di categoria, “resiste a ogni ritocco di listino e, in questi giorni, sta chiedendo una moratoria sui prezzi per almeno 4-6 mesi”. “Una richiesta insostenibile”, tuonano le due associazioni.
“Siamo tra l’incudine e il martello – dichiara Micaela Pallini, Presidente di Federvini -, ci chiedono di accettare aumenti anche del 20%-25%, come nel caso del vetro, che soprattutto oggi ci sembrano ingiustificati, visto che i prezzi energetici al momento sembrano sotto controllo. Però si vuole anche che i nostri prezzi finali rimangano invariati. Ed è evidente che questa combinazione non può assolutamente funzionare: mette a rischio migliaia di piccole e medie aziende, dopo due anni di bassa redditività e costi crescenti”.
Un punto su cui concorda pienamente anche il Presidente di Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi: “La congiuntura che va sempre più delineandosi minaccia da vicino un settore come il nostro. Siamo a cavallo tra un’escalation dei prezzi alla produzione, un minor potere di acquisto da parte dei consumatori, con storici partner – come la grande distribuzione e l’industria del vetro – che mostrano rigidità poco costruttive”. E da qui l’appello delle due associazioni: “L’intero settore è in profonda sofferenza e rifiutare oggi gli adeguamenti dei prezzi, già programmati, significa mettere a rischio la tenuta dell’intera filiera vitivinicola a monte della distribuzione. È dunque necessario avviare un dialogo schietto e fattivo lungo tutta la filiera perché serve condivisione e la collaborazione di tutti per affrontare la difficile situazione contingente”.
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