Virginia Giuffre, una delle più coraggiose accusatrici del finanziere americano e di Ghislaine Maxwell – oltre che di Epstein e del Principe Andrea – è stata trovata priva di vita nella sua abitazione di Neergabby, in Australia occidentale; la morte – come confermato dalle autorità – non viene considerata sospetta.
A renderlo noto è stata la famiglia, la quale ha descritto Virginia come una “feroce combattente contro gli abusi sessuali” che però – schiacciata dal peso insostenibile delle sue ferite interiori – ha alla fine ceduto, ponendo tragicamente fine alla sua vita a soli 41 anni; il passato di Virginia Giuffre è stato segnato da abusi che l’hanno perseguitata incessantemente, da adolescente addetta alla spa del Mar-a-Lago di Palm Beach – dove sarebbe stata adescata da Ghislaine Maxwell – fino a diventare vittima della rete di sfruttamento tessuta da Jeffrey Epstein, una storia atroce che l’aveva trasformata, suo malgrado, in un simbolo mondiale della lotta alla tratta.
Dopo l’indagine iniziale – chiusa con una condanna ridicola per Epstein – Virginia Giuffre decise di rompere il silenzio; nelle cause successive rivelò di essere stata costretta a gratificare non solo lui, ma anche i suoi amici potenti – tra cui il Principe Andrea – con cui avrebbe avuto rapporti sessuali quando era ancora minorenne.
Virginia Giuffre: il coraggio e il dramma di una vita spezzata
Negli ultimi anni Virginia Giuffre aveva tentato di ricostruirsi una nuova vita in Australia: viveva nella periferia di North Perth insieme ai suoi tre figli, nonostante si fosse recentemente separata dal marito Robert dopo ventidue anni di matrimonio ma i fantasmi del passato sembravano non averle mai concesso tregua.
Solo poche settimane fa, aveva pubblicato su Instagram un post inquietante: raccontava di essere stata coinvolta in un grave incidente stradale, investita da un autobus mentre si trovava alla guida della sua auto e le sue condizioni erano precipitate rapidamente, con un’insufficienza renale e una prognosi che lasciava poco spazio alla speranza.
“Mi restano quattro giorni di vita” aveva scritto Virginia Giuffre, parole che oggi suonano come un tragico presagio, accompagnate da una foto straziante dal letto d’ospedale con il corpo segnato da lividi e ferite; l’annuncio della sua morte – avvenuta poco dopo – ha generato un’ondata di commozione e molti vedono in questa tragedia non solo il frutto di un dolore personale insopportabile, ma anche il fallimento di una società incapace di proteggere davvero chi ha avuto il coraggio di denunciare.
Virginia Giuffre resterà un simbolo – ed ora una martire – della lotta contro l’omertà, contro il potere occulto, contro il sistema che per troppo tempo ha chiuso gli occhi davanti all’orrore.