Secondo alcuni recenti studi, il virus di Epstein-Barr potrebbe causare diverse malattie croniche: allo studio ci sarebbero almeno quattro vaccini
Un recente studio sul virus di Epstein-Barr sembra ricollegare la sua latenza nell’organismo di chi lo contrae a diverse e variegate patologie croniche, aprendo a uno studio – che attualmente gode dei finanziamenti pubblici statunitensi e del supporto del National Institutes of Health – su nuovi possibili vaccini che potrebbero ridurre ampiamente l’altissima incidenza dell’infezione virale e le conseguenze a lungo termine: se non fosse noto, infatti, il virus di Epstein-Barr è stato a lungo visto come una sorta di “rito di passaggio” per giovani e giovanissimi, considerato del tutto innocuo dato che, dopo alcuni giorni, tende a passare autonomamente senza grossi scompensi; mentre la realtà sembra essere ben diversa.
Secondo uno studio pubblicato già nel 2022, infatti, ci sarebbero credibili prove che gli effetti del virus di Epstein-Barr potrebbero essere ben più ampi di quanto si credesse fino a pochissimi anni prima: di fatto, il virus funziona esattamente come quello dell’herpes, rimanendo per sempre latente nell’organismo del paziente che l’ha contratto e – nuovamente esattamente come l’herpes – a lungo andare potrebbe intaccare e danneggiare il sistema immunitario del soggetto portatore; mentre, seppur lo studio parlasse soprattutto di una maggiore incidenza di sclerosi multipla, lupus, tumori reumatici e sindrome da stanchezza cronica, nuove evidenze ci parlano anche di possibili collegamenti con la demenza e le malattie cardiache.
Il virus di Epstein-Barr e i suoi effetti a lungo termine: sono almeno quattro i vaccini in lavorazione
Di fatto, le modalità con cui il virus di Epstein-Barr arriva a danneggiare l’organismo del portatore sono ancora parzialmente ignote, con le ipotesi più accreditate che sembrano puntare su di un lieve danno prolungato al sistema immunitario: quest’ultimo, infatti, subirebbe lievi attacchi da parte delle cellule del virus di Epstein-Barr depositate sui linfociti B e, dopo parecchi anni, potrebbe finire per attaccare anche il cervello e il midollo spinale (ovvero il meccanismo alla base di tutte le malattie croniche elencate prima), con effetti devastanti per il portatore.
Fortunatamente, lo studio del 2022 ha aperto a una vera e propria corsa al vaccino per il virus di Epstein-Barr condotta – almeno tra i Big Pharma – soprattutto da Moderna e Merck, che sembrano essere già a un buon punto dello sviluppo; mentre, al contempo, un’ulteriore – e forse più promettente – svolta potrebbe arrivare dal team indipendente (e pubblicamente finanziato) del dottor Jeff Cohen, tra i massimi esperti del tema dopo aver combattuto personalmente – esattamente come buona parte dei suoi coetanei – contro il virus in giovanissima età.
Attualmente – rivela il quotidiano Bloomberg – il team di Cohen sembra essere al lavoro soprattutto su due formulazioni contro il virus di Epstein-Barr: da un lato una (quella principale) che mira a risolvere il tedioso problema dell’accumulo delle cellule virali all’interno dell’organismo del portatore, i cui primi risultati saranno annunciati il prossimo autunno; mentre, dall’altro, si punta anche a immunizzare le mucose di bocca e gola dei soggetti infetti, in modo che si possano prevenire i contagi veicolati dagli ormai noti droplets salivari.