Uno degli aspetti più drammatici della pandemia di Covid è la terribile solitudine a cui sono sottoposti i malati del virus, impossibilitati a ricevere le visite dei familiari anche in punto di morte. Il motivo è evidente: evitare ogni possibile contagio. Ma è un aspetto che ha segnato questi mesi, migliaia di persone soprattutto anziane lasciate a morire in completa solitudine. Ne ha parlato più volte anche il papa chiedendo di pregare “per tutti gli anziani, soprattutto quelli che sono isolati o in case di cura ”. “Hanno paura”, ha aggiunto il Papa, “hanno paura di morire da soli”. Adesso la regione Toscana, grazie a una iniziativa dell’assessorato alla salute ha deliberato la possibilità di visite solo in casi gravi e gravissimi. Il provvedimento – che limita questa possibilità ai malati gravi o molto gravi – detta le linee guida alle autorità sanitarie locali e ai centri sanitari e para-sanitari e specifica le modalità di applicazione dei protocolli che autorizzano le visite il prima possibile. L’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente dell’Accademia per la Vita, ha lodato l’iniziativa, definendola “provvidenziale ed esemplare” sottolineando che spera venga adottata anche dalle altre regioni.
UN’OPERA DI MISERICORDIA
Parlando ai microfoni di Radio Vaticana Italia ha detto come “sia una questione di civiltà e umanità. Anche perché, va ricordato, le persone muoiono non solo di Covid, ma anche di solitudine e abbandono”. Aggiungendo che “è insopportabile non solo il numero di morti ma anche il fatto che da marzo tanti di questi pazienti non hanno ricevuto nessuno, sono soli e abbandonati. Vivono come relegati su un altro pianeta, senza affetto, a parte l’affetto ovviamente lodevole degli operatori sanitari. Ma come può un genitore malato non vedere un figlio o un amico per nove mesi? E viceversa, come possono i familiari vivere sereni o sereni senza mai vedere i loro parenti malati?”. Per i cattolici, ha detto ancora, visitare i malati fa parte delle opere di misericordia. “Non possiamo abbandonare i nostri anziani perché ciò, tra le altre cose, un esempio della crudeltà che daremmo al più giovane e al più anziano. Se i nostri figli, i nostri giovani, vedessero una società che scarta o riduce le persone nella spazzatura – come piace ricordarci a Papa Francesco – staremmo dando loro una pessima lezione” ha detto. Di una delibera innovativa hanno parlato padre Guidalberto Bormolini, dell’associazione Tuttoèvita Onlus, e Giampaolo Donzelli, della Fondazione Meyer, che aveva promosso l’adozione del provvedimento. “E ‘una scelta”, ha spiegato padre Bormolini, “che tiene conto di come la vicinanza faccia parte del processo di cura, in un approccio globale alla malattia”.