Mattarella ha definito disumana l’azione di Israele a Gaza. Ed ha usato un termine, "focolare", che non deve passare inosservato
Le parole pesano. Le parole non sono tutte uguali. E chi vuole lanciare dei messaggi politici deve saperle scegliere con cura. Sergio Mattarella in questo è un maestro, e non può quindi essere certo casuale l’espressione usata ieri sera, aprendo al Quirinale le celebrazioni del 2 giugno, di fronte al corpo diplomatico.
Ha parlato della vocazione alla pace su cui è nata la Repubblica italiana, 79 anni fa, per ribadire le sue preoccupazioni per i conflitti di oggi. Ha chiesto ancora una volta una pace “giusta, complessiva e duratura” per l’Ucraina e il cessate il fuoco per Gaza. Ha spiegato come sia inaccettabile ridurre alla fame un intero popolo, e ha chiesto all’esercito israeliano di far passare gli aiuti umanitari. Poi la parola chiave: i palestinesi, ha scandito, “hanno diritto al loro focolare entro confini certi”.
Focolare: termine scelto con cura, che ha immediatamente richiamato alla mente lo stesso termine usato a inizio Novecento per dire che il popolo ebraico aveva diritto a uno Stato. Correva l’anno 1917 e con la “Dichiarazione Balfour” il governo britannico riconosceva le aspirazioni del movimento sionista, un passaggio chiave nella creazione dello Stato di Israele, che arrivò trent’anni dopo, nel 1947, dopo la Shoah.
Forse qualcuno fra Gerusalemme e Tel Aviv potrà essere rimasto sorpreso. E di certo si tratta di una svolta nella grammatica mattarelliana, che ha sempre espresso grande simpatia per la causa ebraica. Lo fece sin dal primo discorso d’insediamento, 3 febbraio 2015, quando ricordò l’attentato palestinese alla Sinagoga di Roma del 1982 e il bambino di due anni che vi trovò la morte, Stefano Gaj Tachè, ”un bambino italiano” lo definì, riempiendo di sorpresa e di gioia la comunità romana.
Va sgombrato il campo da ogni possibile equivoco: Mattarella non ha cambiato idea sulle gravissime responsabilità di Hamas, che si è accanita il 7 ottobre 2023 contro civili inermi e trattiene ancora ostaggi “odiosamente rapiti”, da liberare al più presto. Ma di fronte al crescendo dell’orrore di Gaza ha mano a mano alzato il tono della voce, sino al grido di dolore di ieri, una vera e propria svolta.
Per Mattarella è inaccettabile il rifiuto di applicare le norme dei diritto umanitario nella Striscia, come è inaccettabile anche solo prendere in considerazione come ipotesi di scacciare i palestinesi da Gaza, o dalla Cisgiordania. Come gli ebrei hanno avuto il loro “focolare nazionale”, così deve avvenire per i palestinesi.
È la più forte affermazione del principio “due popoli, due Stati” mai venuta dai vertici dello Stato italiano e potrebbe preludere all’apertura di un dibattito sul riconoscimento della Palestina come entità statuale, come hanno già fatto oltre cento nazioni, fra cui la Spagna, e come presto potrebbe fare anche la Francia. Palazzo Chigi è avvisato, non ci si può continuare a schiacciare sulla linea di difesa a oltranza di Netanyahu.
Del resto, il Presidente della Repubblica è convinto che questa prospettiva sia nell’interesse anche dello stesso Stato di Israele, la cui sicurezza vede gravemente minacciata dal rancore prodotto dalle sofferenze inferte ai civili di Gaza.
Il principio vale per tutti i contesti: l’occupazione illegale di territori di un altro Paese non può essere presentata come misura di sicurezza. Si tratti di Gaza, di parti della Cisgiordania, o delle cinque regioni ucraine in tutto o in parte occupate dalla Russia. La volontà di dominio e la barbarie per Mattarella non può essere mai avallata.
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