Vito Alfieri Fontana parecchi anni fa era noto per essere il principale produttore di mine antiuomo in Italia. Dirigente della Tecnovar, ha prodotto più di 2,5 milioni di mine nel corso della sua carriera iniziata a 26 anni, per poi improvvisamente pentirsi della sua scelta, vergognarsi e chiudere l’azienda nel 1997. Da quel momento si è dedicato allo sminamento dei Balcani, facendosi promotore della Campagna di messa al bando delle mine in tutto il mondo e vincendo, per questo, un Nobel per la pace.
In un’intervista per il Corriere della Sera, Vito Alfieri Fontana ha raccontato la sua storia e la sua rinascita. Oggi, parlando della mine confessa che il loro unico utilizzo è quello di “atterrire, mutilare, uccidere“, sottolineando però che “rendono inabitabile un territorio per molti anni dopo una guerra”. All’epoca della massima attività, racconta, vendeva il prodotto di punta a 5mila lire, soprattutto in Egitto, ma anche in USA, Canada, Corea del Sud, Emirati Arabi, Francia e Thailandia. L’azienda di Vito Alfieri Fontana, racconta, fu fondata dal nonno per produrre metalli, ma dopo una crisi familiare, “un potente e cinico uomo d’affari, il Vecchio” li indirizzò verso le mine, e ricorda che “arrivammo a fatturare 40 miliardi di lire l’anno“.
La redenzione di Vito Alfieri Fontana
Tuttavia, qualcosa nella vita di Vito Alfieri Fontana ad un certo punto cambiò drasticamente. Ricorda che “mio figlio Ludovico a 8 anni vide i cataloghi. Mi chiese che cosa fossero quegli aggeggi. Balbettai: mine, tutti quelli che producono armi le fanno. ‘Allora tu sei un assassino’, concluse“. Un trattamento che gli riservavano parecchie persone, tra cui Nicoletta Dentico, ex vicepresidente di Mani tese che, racconta, “mi ha convertito. Mi trascinò alla Conferenza di Oslo del 1997” dove conobbe una vittima della sue mine.
Il padre di Vito Alfieri Fontana, però, non si convertì mai e rimase “convinto che avessi dissipato il patrimonio di famiglia” fino alla sua morte nel 2006. Così, decise di dedicarsi all’importante e delicata opera di sminamento dei Balcani, dove si suppone vi siano più di 40 milioni di mine, dove ha espiato le sue colpe portandosi dietro alcune ferite. Racconta, infatti, di avere “tre stent al cuore” e di aver “perso l’occhio destro”, mentre a distanza di quasi 30 anni Vito Alfieri Fontana confessa di faticare ancora a dormire, “Non ricordo mai i sogni, tranne uno. In Egitto mi apparve di notte Madre Teresa di Calcutta. Mi scrutava senza dir nulla e scuoteva la testa. Mi risvegliai turbato. L’indomani me la trovai davanti all’aeroporto di Fiumicino”.