Vittorino Andreoli, psichiatra e neurofarmacologo, nel libro “La dittatura del denaro. Contro le menzogne dell’economia”, analizza lo strumento che oggi è “diventato la misura delle persone. Oggi viviamo in una società in cui il valore di un uomo viene calcolato in base alla ricchezza”. Lui, che nella vita si occupa della mente dell’uomo, è arrivato a scrivere anche di economia perché “negli ultimi anni sono aumentate le malattie da denaro. Tutti, nel desiderare qualcosa, si pongono sempre prima la domanda ‘Quanto costa?’. Nella dinamica del nostro pensiero il denaro si è insinuato fino a dominarlo. Ecco perché la faccenda mi riguarda”, come spiega a Libero.
Di solito non si ammalano solo i poveri, ma anche i ricchi. “I ricchi sono angosciati dalla ricchezza. Perché avendo tanto denaro hanno paura di essere derubati e di subire violenze se riconosciuti per strada. Sono ossessionati dal denaro, ne vogliono sempre di più e fanno fatica a darlo agli altri”. I ricchi faticano perché “il denaro è legato all’io, che porta al mio-mio-mio. I ricchi vivono nell’inutile e soffrono di paranoie”. Mentre i poveri “soffrono di depressione”. I soldi, pochi o troppi, fanno male alla salute mentale. Per questo, Andreoli sostiene che “un’economia che usa come unico valore il denaro è inaccettabile sul piano della salute”.
Vittorino Andreoli: “Il fine dell’economia deve essere l’amore e il benessere”
Vittorino Andreoli, sulle pagine di Libero spiega ancora: “Nel libro descrivo un’economia in cui il fine non è il denaro ma l’essere umano, il benessere, la gioia di vivere, la generosità, l’amore, il rapporto con i figli, i nipoti. Attenzione, lo ripeto: io non dico che il denaro non sia importante, anzi, sono per il profitto secondo le leggi. Ma i soldi non possono essere il centro delle nostre vite”. Il denaro è diventato il nostro unico metro di giustizio: “Il grande cambiamento è avvenuto negli ultimi decenni con l’egocentrismo esasperato, il narcisismo estremo, quello che in psichiatria si chiama ‘il delirio dell’io”’.
Secondo lo psichiatra abbiamo fallito “nell’inseguire quelli che chiamo ‘desideri spot’ e non coltivare più la nostra umanità, la bellezza dell’amicizia o di una famiglia dove ci si guarda negli occhi e non si sta sempre con il cellulare in mano”. Ma qual è il punto di partenza per risolvere questa contraddizione? “Sa quanti litigi in famiglia per i soldi? Quanto dolore nasce perché non si può avere una macchina potente o un vestito firmato?”.