Il nipote (omonimo) di Vittorio Occorsio ricorda la figura del giudice che indagò sull'eversione nera: dietro all'omicidio un presunto tradimento
A poco più di un anno di distanza dal cinquantesimo anniversario dalla morte per mano dell’Ordine Nuovo, il nipote del magistrato Vittorio Occorsio – che porta il suo stesso nome, figlio del giornalista Eugenio, che l’ha aiutato a creare la fondazione dedicata all’importantissima figura del nonno – ha rilasciato un’intervista per il Corriere della Sera, parlando dell’eredità lasciata dal giudice che per primo indagò sul terrorismo di estrema destra e ricordando la sua morte violenta e le mani che mossero quei fili invisibili che la causarono: la tesi ufficiale vuole che a premere il grilletto contro Vittorio Occorsio fu il neofascista Pierluigi Concutelli, condannato nel 1978 all’ergastolo e morto nel 2023 al termine di una lunga malattia.
Partendo proprio da qui, però, il nipote di Vittorio Occorsio ci tiene a chiarire che, secondo il suo parere, dietro all’omicidio ci sarebbe anche un non meglio precisato “terzo livello”: l’agguato – spiega – avvenne sotto casa in un “sabato mattina (…) mentre andava in ufficio in un giorno lavorativo”, trovandosi la moto “ad aspettarlo (…) all’ora esatta”, e i suoi spostamenti erano noti solamente alla “famiglia e al lavoro”, lasciando intendere che – escludendo naturalmente la famiglia – qualcuno lo tradì dall’interno del suo ufficio; mentre una nuova indagine avviata nel 2023 punterebbe i riflettori su Licio Gelli come presunto mandante, con il movente delle indagini che stava svolgendo sulla sua Loggia P2 di massoni.
Vittorio Occorsio: “Fu mio nonno a non volere la scorta quando capì che sarebbe stato ucciso”
Continuando a ragionare sulla morte del nonno, Vittorio Occorsio ci tiene anche a ricordare che quella mattina – come tutte le altre precedenti – il magistrato avrebbe anche dovuto avere la scorta, scegliendo personalmente di farne a meno quando iniziò a capire che i militanti di Ordine Nuovo erano “davvero pericolosi”: viveva – racconta il nipote – “sempre (…) con la preoccupazione” che prima o poi gli sarebbe capitato qualcosa, e voleva evitare che in un’ipotetica imboscata morissero anche quelle stesse persone che avrebbero dovuto difenderlo.
Il nipote di Vittorio Occorsio, peraltro, nella sua intervista al Corriere, parlando del killer Pierluigi Concutelli, non fatica a definirlo “un mostro”, dato che al di là del gesto atroce che ha compiuto, “da parte [sua] non c’è mai stato il benché minimo segnale di pentimento”; mentre, non sbilanciandosi troppo sulle ragioni dietro all’omicidio, ci tiene giusto a ricordare che in quel periodo fu a capo delle indagini “su Piazza Fontana (…), fece arrestare l’anarchico Pietro Valpreda [e] iniziò a indagare sull’eversione nera”, precisando – guardando all’eredità del nonno – che è solamente grazie a lui se “Mario Toffaloni è stato condannato (…) trent’anni per la strage di Piazza della Loggia”.