Dichiarato lo stop alla stagione 2019-20 del volley italiano, ecco che, oltre a quanto già accade per il mondo del calcio, anche nel mondo della pallavolo in questi giorni hanno tenuto banco le discussioni per la riduzione degli stipendi dei giocatori, come mossa voluta principalmente dai club per poter almeno in parte limitare quelle che saranno le dure conseguenze economiche della crisi da coronavirus. Nei giorni scorsi infatti era stato aperto un tavolo tra leghe e atleti per discutere proprio del taglio degli stipendi, ma fallito il lavoro delle commissioni create ad hoc e non trovato l’accordo, ecco che è stata la stessa Lega Volley a intervenire direttamente sull’argomento, fissando nuove linee guida ben chiare. Stando dunque alle nuove indicazioni date dalla Lega ecco che per gli atleti della Serie A1 si assisterà a un taglio degli stipendi fino al 30%, ma solo per coloro che eccederanno come emolumento nella stagione 2019-2020 alla cifra di 200.000 euro netti. Sarà una sforbiciata invece del 25% sugli stipendi netti dei giocatori che militano in Serie A2 e A3, ma in tal caso non vi sarà un tetto minimo.
VOLLEY, TAGLIO STIPENDI: L’INTERVENTO DELLA LEGA
Annunciando la misura, ovviamente non sono mancate polemiche e lamentele da parte dei giocatori, a cui però la Lega Volley ha risposto con una nota, dove oltre a spigare la misura da adottare, pure precisa che: “le società di Serie A ribadiscono che la riduzione dei compensi è una misura destinata a coprire solo una piccola parte delle ingenti perdite subite e che la propria ferma volontà di ripianare, come sempre, la gran parte di tali perdite non sarà sufficiente a garantire il futuro della pallavolo di vertice se anche i tesserati non saranno disposti a fare la propria parte, con grande senso di responsabilità”. Nel frattempo ovviamente sia i club che pure la Lega femminile si è di nuovo rivolta al governo per ottenere aiuti economici, atti a garantire la sostenibilità e la sopravvivenza del sistema in Italia, vista la grave crisi che sta investendo tutte le società, per l’emergenza coronavirus.