Ricordate Walter Casagrande? Forse non tutti, di sicuro i tifosi di Ascoli e Torino: è con queste maglie che l’attaccante brasiliano ha onorato la nostra Serie A (e B) per sei stagioni. Il Corriere della Sera, parlando del suo terzo libro, ha raccontato nuovamente la sua odissea e la discesa nel baratro: che fosse un personaggio problematico si sapeva, fin dal 2013 quando ha pubblicato la sua autobiografia che si intitola, in maniera appropriata viste le vicende, Casagrande e i suoi demoni. “Mi sono fatto di tutto. Cocaina, eroina, canne, tequila, doping”: l’elenco insomma è lungo, tanto che l’ex attaccante dice senza mezzi termini che per 20 anni ha giocato alla roulette russa. E’ uno dei racconti dell’epoca, ma oggi il tema torna di attualità perché è stato appena finito di scrivere il terzo libro: la nuova carriera del brasiliano procede spedita, il titolo è Incrocio, dall’inferno alla sobrietà ed ancora una volta – come sempre – il tema è quello della sua vita.
Una vita che già nel 1982 gli presentò il conto: sarebbe potuto essere il centravanti titolare del Brasile ai Mondiali, e chissà che le cose potessero andare diversamente per la Seleçao. Invece lo pescarono con svariati grammi di cocaina addosso: addio Mundial di Spagna. Di quella vicenda, Casagrande ha sempre detto che fu incastrato; da lì comunque riuscì a riprendersi e arrivare al Porto per vincere la Coppa dei Campioni, e da qui all’Ascoli. Dove si trovò talmente bene che scelse di rimanere anche per la Serie B: ancora oggi sostiene di avere solo ricordi belli del suo quadriennio nelle Marche. Che, grazie ai 38 gol messi a segno, gli garantì anche la chiamata di un Torino che all’epoca giocava per vincere le coppe europee. Di quel biennio, il brasiliano tiene stretti due ricordi: una doppietta alla Juventus e il gol realizzato al Santiago Bernabeu, l’unico che la squadra granata abbia mai messo a segno nello storico tempio del Real Madrid. Un gol peraltro fondamentale: lui, Emiliano Mondonico e i compagni di squadra arrivarono in finale, dove poi persero contro l’Ajax.
WALTER CASAGRANDE E LA DEMOCRACIA CORINTHIANA
Casagrande è stato un personaggio “controverso” sin dai primi tempi: ha infatti fatto parte della Democracia Corinthiana, ovvero quell’esperimento “sociale” per il quale i giocatori del Corinthians prendevano decisioni di gruppo facendo fuori l’allenatore, un’autoregolamentazione che fece ancora più scalpore perché all’epoca in Brasile vigeva la dittatura militare. Era la squadra di Socrates: Casagrande era giovanissimo e faceva la comparsa (o poco meno che la comparsa), sarebbe poi arrivato alla Caldense esplodendo a suon di gol. Nel Corinthians sarebbe tornato 13 anni più tardi, dopo un breve passaggio al Flamengo; la carriera l’ha chiusa in due squadre minori della sua patria, oggi fa lo scrittore ma del suo periodo da calciatore ha solo ottimi ricordi, a patto che si resti esclusivamente sul terreno di gioco perché, fuori, l’ex attaccante ha davvero giocato con la vita e la morte come ben descrive nei suoi scritti.