I PROBLEMI CON LA GIUSTIZIA DI WANNA MARCHI E STEFANIA NOBILE
Finita ai domiciliari per il caso Gintoneria, Stefania Nobile è alle prese con nuovi guai giudiziari, legati proprio all’attività intrapresa dopo la scarcerazione per lo scandalo che la coinvolse con la madre Wanna Marchi. Partiamo dagli ultimi problemi con la giustizia, che riguardano solo la Nobile. Con l’ex fidanzato Davide Lacerenza aveva avviato alcuni locali nel settore della ristorazione, infatti erano titolari della Gintoneria a Milano finita nel mirino degli inquirenti perché sarebbe diventato uno strumento per riciclare denaro, creare un giro di prostituzione e far girare sostanze stupefacenti. L’inchiesta è in corso, mentre è chiusa la vicenda finita al centro della docuserie uscita su Netflix, in onda oggi in chiaro sul Nove.
Si ripercorre tutta la storia dei loro guai giudiziari, partendo dalla storia di Wanna Marchi, che proponeva prodotti dimagranti. Ma il suo successo lo ebbe per lo stile comunicativo “urlato” e appariscente, grazie al quale ottenne un programma che conduceva insieme alla figlia Stefania Nobile e divenne la regina delle televendite.
LA PRIMA CONDANNA, IL SERVIZIO DI STRISCIA
I guai giudiziari cominciarono negli anni Novanta, col fallimento della società e l’accusa di bancarotta fraudolenta: arrivò una condanna a un anno e un mese di carcere che non la fermò, infatti riprese le televendite insieme alla figlia Stefania Nobile.
L’inizio della fine si può far coincidere con la conoscenza di Mario Pacheco do Nascimento, il Maestro di Vita con cui passò dai prodotti dimagranti alla sfera della magia, tra amuleti, numeri e talismani. Striscia la Notizia ebbe un ruolo decisivo nel crollo del castello di sabbia costruito da mamma e figlia, perché realizzò un servizio-trappola dopo la segnalazione di una donna che avrebbe dovuto sborsare 4 milioni di euro per un rituale magico.
LE INDAGINI, LE CONDANNE E IL CARCERE
Dopo la messa in onda, scattarono le indagini dei finanzieri. Si arrivò agli arresti di Wanna Marchi e Stefania Nobile, insieme ad altre 5 persone, mentre il mago scappò in Brasile. Dalle indagini della Finanza emerse che con le loro truffe, mamma e figlia avevano raccolto 60 miliardi di lire di guadagni. Condannate in primo grado a 10 anni di carcere, essendo state ritenute colpevoli di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata, ebbero uno sconto in appello: per Wanna Marchi la pena scese a 9 anni e sei mesi, per la figlia a 9 anni e quattro mesi. Con la conferma della Cassazione, le pene divennero definitive.
Invece, la condanna per il mago Do Nascimento fu a 4 anni con rito abbreviato, ma in contumacia, e pure per estorsione. Il tg satirico riuscì a rintracciarlo cinque anni dopo, ma comunque non tornò mai in Italia, nonostante la promessa di rientrare per risolvere i suoi problemi con la giustizia. Anzi, nel 2006 beneficiò dell’indulto, per cui la pena si abbassò a un anno, senza averla comunque mai scontata.