Lutto nel mondo del basket NBA: a 74 anni è infatti morto Wes Unseld, ex centro che ha nobilitato la Lega di basket americana con la sua presenza. Come riportato dalle fonti, da tempo la sua salute era in declino e aveva avuto parecchi problemi, il più recente dei quali una polmonite che lo ha stroncato. Unseld è stato una leggenda della NBA: magari il suo nome dirà molto meno di altri agli appassionati e non lo si cita comunemente con altri campioni di quell’epoca, ma stiamo parlando di un campione NBA e MVP (miglior giocatore) di un campionato, peraltro riconoscimento coinciso con il suo esordio nella Lega. Anzi: quello che Wes Unseld ha saputo realizzare nel 1969 resta nella storia, perché con 13,8 punti e 18,2 rimbalzi è stato nominato rookie dell’anno e anche MVP della stagione. Nove anni prima ci era riuscito un certo Wilt Chamberlain, in seguito nessun altro.
Wes Unseld è stato un centro dominante ma anche parecchio sfortunato: ha raggiunto le Finali NBA per quattro volte ma ha dovuto aspettare il 1978 per festeggiare il titolo. Dopo l’Università a Louisville, Unseld è stato scelto con la seconda chiamata assoluta al draft: prima di lui solo Elvin Hayes, altro futuro Hall of Famer in una classe che, a parte i primi tre, non è stato decisamente ricco di campioni (anzi). Da subito ha avuto uno straordinario impatto sul gioco della sua squadra, all’epoca conosciuta come Baltimore Bullets; diciamo subito che Unseld ha giocato 13 anni con questa franchigia nelle sue varie emanazioni, perché per una stagione la squadra si è chiamata Capital Bullets per poi assumere il nome di Washington. Oggi, per intenderci, è quella conosciuta come Wizards. La prima finale NBA, il centro l’ha raggiunta nel 1971: peccato che l’avversaria fosse la Milwaukee di Lew Alcindor e Oscar Robertson, e ne venne fuori uno 0-4.
LA CARRIERA DI WES UNSELD
Quattro anni più tardi Unseld e i Bullets tornarono ad affrontare la serie per il titolo NBA, ma ad avere la meglio furono i Golden State Warriors di Rick Barry; finalmente nel 1978 arrivò l’anello, grazie al 4-3 su Seattle. Curiosamente, di quella squadra faceva parte anche Hayes: dopo San Diego e Houston aveva raggiunto la capitale degli Stati Uniti per formare un asse devastante insieme al giocatore che aveva preceduto nel draft NBA. A roster, curiosità, anche Mitch Kupchack – controverso GM dei Los Angeles Lakers, l’uomo che mandò Shaquille O’Neal a Miami – e Larry Wright, campione d’Italia con Roma e passato anche da Udine. L’anno seguente Washington tornò in finale, ancora contro Seattle: i SuperSonics, con quel Dennis Johnson che sarebbe diventato fido scudiero di Larry Bird nei dominanti Celtics degli anni Ottanta, si presero la rivincita. Unseld si è ritirato nel 1981, venendo inserito una sola volta nel primo quintetto NBA ma con anche cinque convocazioni all’All Star Game.
Oggi, rappresenta uno dei nomi che la NBA non ha dimenticato ma che, rispetto ad altri, sono passati in secondo piano. Come detto, è anche stato sfortunato: si è trovato a dover battagliare in una Lega di straordinari centri che hanno segnato per sempre il gioco e l’epica del basket. Wilt Chamberlain e quello che sarebbe poi diventato Kareem Abdul-Jabbar, ma anche Moses Malone e Bob Lanier. Nel 1988 è stato introdotto nella Hall of Fame, un riconoscimento più che meritato e che ne ha visto l’ingresso insieme a Clyde Lovellette e Bobby McDermott (che era morto purtroppo 25 anni prima). Nello stesso anno è diventato capo allenatore nella NBA: dove, se non a Washington? Purtroppo fu un periodo sfortunato: la squadra non centrò mai i playoff, toccando una sola volta le 40 vittorie stagionali. Dal soffitto della Capital One Arena pende la sua maglia numero 41, ritirata dalla società. Lui su quel parquet non ci ha mai giocato, ai suoi tempi nemmeno esisteva: importa poco.