Omicidio Willy Branchi, un indagato: "Sapeva qualcosa che non doveva uscire. Qualcuno ha pagato, come nella mafia". Il cold case del giovane di Goro
OMICIDIO WILLY BRANCHI, IL NUOVO SCENARIO
Non si ferma la ricerca della verità sull’omicidio di Willy Branchi, il giovane di Goro ucciso e gettato nudo sulla sponda ferrarese del Po nel settembre di oltre trent’anni fa. Il caso è ancora irrisolto, ma è stato riaperto grazie al lavoro giornalistico di Nicola Bianchi, cronista del Resto del Carlino, che sulla vicenda ha realizzato un podcast in cui racconta, ad esempio, anche l’incontro con uno degli indagati che, pur negando ogni responsabilità, apre un altro scenario, alludendo a presunti segreti legati a sesso e droga.
Si tratta di un pensionato con un passato problematico (ad esempio per l’aggressione al padre a colpi di forcone), un uomo di Oca Marina che è indagato insieme a due fratelli di Goro: «Sono finito nell’inchiesta per i miei rapporti con lui».

Raggiunto dal giornalista, dice di essere finito nell’inchiesta solo perché conosceva il fratello di Willy; quindi, anche se nega ogni coinvolgimento, sembra avere un’idea di cosa possa essere accaduto e accenna a uno scenario inquietante, alludendo al fatto che la vittima forse «sapeva qualcosa che non doveva uscire» e quindi qualcuno potrebbe aver «pagato… come fanno nella mafia».
LE RIVELAZIONI DI UN INDAGATO
L’indagato, dunque, lascia intendere che ci fosse un segreto da nascondere e che qualcuno avrebbe voluto zittire il ragazzo. Quando gli viene chiesto di Willy Branchi, infatti, parla subito di «sesso e droga» e racconta che negli anni ’80 si recava spesso a Goro per incontrare omosessuali e comprare hashish. Le sue, però, sono parole confuse, che anziché fare chiarezza aggiungono ulteriori dubbi e sollevano altre domande.
Il Carlino, peraltro, fa notare che l’uomo in passato usava una pistola da macello per uccidere maiali; ebbene, un’arma simile sarebbe stata usata proprio nell’omicidio, e questo sarebbe un elemento che contribuisce a farlo ritenere sospetto.
L’incontro con il cronista, però, è stato caratterizzato anche da un momento di tensione, perché a un certo punto viene fatto il nome di Felice Maniero, ex boss della “mala del Brenta” e amico del primo sospettato dell’omicidio di Willy Branchi, Valeriano Forzati, che è stato poi scagionato.
L’indagato cambia completamente atteggiamento e da collaborativo diventa aggressivo, arrivando a minacciare il cronista: se non se ne fosse andato, avrebbe chiamato i carabinieri. Il giornalista, quindi, si chiede le ragioni di quella reazione e se il pensionato abbia paura di Maniero.
