Ci sono poche certezze guardando al futuro socio-economico oltre che politico del nostro vecchio mondo. I vecchi parametri non reggono più di fronte a un cambiamento che sta interessando profondamente l’intera società: dall’avanzare delle autocrazie al dilagare delle guerre, dall’emergenza climatica alle rivoluzioni tecnologiche, dall’instabilità finanziaria al risorgere del protezionismo e dei nazionalismi sotto i più vari aspetti.
Siamo forse in attesa di nuovi punti fermi come quelli del passato. Come la pace di Versailles (1783), in cui si sancì la fine dell’impero inglese e la nascita degli Stati Uniti d’America, così come il Congresso di Vienna (1815) che ridisegnò la mappa politica dell’Europa dopo il ciclone di Napoleone. Le due guerre mondiali del Novecento hanno dato origine alle dittature in Italia e Germania e poi ai blocchi contrapposti con la “Guerra fredda” che avrebbe dovuto essere superata con la caduta del Muro di Berlino.
All’arrivo del terzo millennio era diffusa la speranza di un nuovo periodo di progresso nella stabilità. I segnali non mancavano: la partecipazione della Russia al G7, la progressiva apertura al mercato della Cina con uno sviluppo economico impetuoso che peraltro ha drasticamente ridotto il fenomeno della fame, un’Europa ridisegnata con la progressiva integrazione dei Paesi ex-comunisti.
Ma il risveglio è stato drastico. L’attentato alle Torri gemelle e pochi anni dopo la tempesta finanziaria di Lehman Brothers, insieme a tanti altri elementi distruttivi, hanno cambiato il corso della storia. Con un’accelerazione del disordine che ha dato il peggio di sé negli ultimi anni, anzi negli ultimi giorni.
Fornire un quadro d’insieme di questo puzzle impazzito può sembrare da una parte inutile, dall’altra velleitario. Un’operazione complessa e temeraria che Giuseppe Sabella ha invece positivamente realizzato in un libro denso e documentato: “La grande transizione del capitalismo” (Ed. Rubbettino, pag. 216, € 19). Si parte dalle teorie dei grandi economisti, con Marx, Keynes e Schumpeter in prima fila, si attraversano gli anni delle grandi rivoluzioni industriali, si arriva al mondo attuale fatto di insieme di emergenze e di opportunità.
Sabella si muove nei paradossi della storia coniugando il rigore analitico dello scienziato con un’attenta e documentata curiosità: unendo il tutto con una grande esperienza di osservatore sociale e di giornalista.
Si attraversano così i grandi temi della crisi della globalizzazione, dell’emergenza ambientale, della crisi della democrazia e dei sistemi di welfare, della demografia, ma si affrontano anche che possono sembrare particolari, ma che sono altrettanto importanti: come le materie prime, i microchip, l’industria aerospaziale e quella dell’auto, l’intelligenza artificiale, le criptovalute. Solo per citare alcuni dei capitoli tutti declinati secondo la logica della transizione.
“Siamo quindi – scrive per esempio Sabella – in una fase di transizione piena anche delle relazioni internazionali, in cui è venuto meno l’ordine liberale basato sulla primazia dell’Occidente, sulla democrazia rappresentativa e sull’economia di mercato. Oggi vi sono due potenze revisioniste, la Cina e la Russia, che, per quanto diverse tra loro, hanno il comune e forte interesse nel contrastare l’Occidente: le tensioni si manifestano attraverso conflitti economici, cyber guerre, competizione per le risorse e influenze politiche. E Pechino lavora sul lungo periodo, vuole superare il disordine attuale con un ordine a guida cinese e sostituire gli Usa nell’egemonia mondiale”.
Sul fronte finanziario ugualmente stimolante è la sottolineatura dell’azione delle Banche centrali, e della Bce in particolare, un’azione – scrive Sabella – “che è stata fondamentale per tenere in piedi il sistema. Tuttavia, ha contribuito ad aumentare l’esposizione finanziaria dell’economia globale e la patologia dei mercati interessati solo ai rendimenti di breve periodo, rimandando la ricerca di veri orizzonti per la crescita dell’economia reale. Ma il punto vero è che le banche centrali sono diventate il luogo delle scelte più importanti per la politica economica, ridimensionando in questo modo il ruolo dei governi”.
Dato che viviamo in un mondo pericolosamente interessante con cambiamenti pressoché quotidiani, il libro di Sabella può essere un’ottima guida non certo per risolvere i problemi, ma almeno per capirli.
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