Yannick Noah “Dopo il Roland Garros non ero felice”/ Sul tennis: “Non vedo cuore”
Yannik Noah si sbottona in un’intervista rilasciata in occasione del quarantennale della sua vittoria al Roland Garros, dove ha ammesso di non essere felice

Yannick Noah è stato uno dei più grandi tennisti degli anni ottanta, tutti gli appassionati rimanevo di sasso nel vedere la tecnica con cui il tennista si prestava a giocate spettacolari, in carriera fu il secondo giocatore di colore a vincere un Rolland Garros dopo Ashe. E nel quarantennale della sua vittoria, si è sbottonato in un’intervista rilasciata al Corriere Della Sera. “Sognavo di vincere il Roland Garros da quando ero bambino. Ero pazzo di Adriano: lo stile, l’eleganza, il ciuffo… Gli invidiavo il titolo di Parigi. Quando è toccato a me, credevo che sarei stato l’uomo più felice della terra, per sempre. La gioia è una sensazione potentissima, che va oltre tutto: sono andato sulle stelle e tornato indietro. La mattina dopo, però, era svanita. E nulla era cambiato”
Da un punto di vista psicologico infatti, le parole di Noah non sono molto sorprendenti, ci sono vari studi che dimostrano come gli sportivi tendono a confondere la serenità con la felicità, che manuale di psicologia alla mano, è una sensazione istantanea che dura poco. Questo fenomeno per la quale gli sportivi si abituano subito alla vittoria e che successivamente tornano in campo “con la pancia piena”, si chiama adattamento edonistico ed è una forma di adattamento alle situazioni piacevoli, infatti l’essere umano per istinto di sopravvivenza è straordinariamente abile ad adattarsi ai cambiamenti sensoriali, nel bene e nel male.
Yannick Noah, “a questo tennis manca cuore”
Continuando l’intervista, l’ex tennista Yannick Noah ha affermato come questa nuova generazione di tennis manca di quel contrasto e di quella personalità che invece facevano da padrone nei suoi anni. “Ridatemi il tennis degli anni Ottanta, la risposta di pancia di Connors, le sfuriate di McEnroe, l’algido atteggiamento di Borg: lo spettacolo era nel contrasto di stili, a cui spero di aver dato un contributo”. La critica di Noah, si riferisce sopratutto alle penalizzazioni che ricevono i giocatori sul rettangolo di gioco, infatti i tennisti non possono più inalberarsi troppo, e i sentimenti che mettevano in campo sono stati sostituiti si da una preparazione atletica superiore, ma al vedere le partite sembra come che i giocatori siano degli automi che non hanno sentimenti.
Noah quindi critica i nuovi regolamenti, che a parer suo, costringono l’anima dei tennisti in una gabbia senza la possibilità di uscire, nell’intervista manda anche una frecciatina ai tempi pubblicitari, infatti tra un set e l’altro, l’unico momento in cui i sentimenti possono trasparire dal volto dei giocatori, le televisioni mandano la pubblicità. Perdendo quindi quel “dietro le quinte” che piace molto agli appassionati. Anche i match di adesso sembrano asettici, secondo Noah infatti le finali di adesso non possono essere minimamente paragonate a quelle di un tempo, a quando giocavano McEnroe e Borg e intenderci.
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