La quinta stagione di You, distribuita su Netflix il 24 aprile, segna la conclusione del viaggio oscuro e contorto di Joe Goldberg. Ambientata nuovamente a New York, cuore simbolico della narrazione, l’ultima stagione di una delle serie tv di maggior successo degli ultimi anni tenta di chiudere il cerchio delle vicende sentimentali e criminali del protagonista, riportandolo non solo dove tutto ha avuto inizio, ma anche spingendolo a un confronto interiore con la propria identità e col proprio passato.
Dopo tre anni di apparente tranquillità, Joe tenta di vivere una vita ordinaria con la moglie Kate – ricca e potente CEO del gruppo familiare Lockwood – e il figlio Henry. Tuttavia, l’apparizione improvvisa di Bronte, misteriosa drammaturga che entra nella sua vecchia libreria nel Village, e le crescenti tensioni nella spietata lotta di potere all’interno della famiglia Lockwood, riaccendono i suoi impulsi omicidi e la sua inestinguibile ossessione per il controllo.
La stagione esplora temi centrali come la possibilità di redenzione, la colpa per le azioni compiute e la ciclicità della violenza psicologica. Il tutto culmina in un finale che mette Joe davanti ai propri demoni, costringendolo a confrontarsi – forse per la prima volta con lucidità – con ciò che è diventato.
Accanto ai due protagonisti noti delle stagioni precedenti – Joe Goldberg, interpretato da Penn Badgley, e Kate Lockwood, impersonata dall’attrice britannica Charlotte Ritchie (Call the Midwife, Ghosts) – spiccano due interpreti femminili di grande impatto.
Nel ruolo enigmatico di Bronte troviamo Madeline Brewer, già apprezzata per la sua Janine in The Handmaid’s Tale, qui perfetta nel dare corpo a una figura seducente, ambigua e carica di tensione drammatica. Anna Camp, nota per Pitch Perfect e True Blood, si cimenta con efficacia in un doppio ruolo complesso: interpreta le gemelle Lockwood, Reagan e Maddie, opposte per carattere ma ugualmente manipolatrici, riuscendo a distinguerle con una sorprendente efficacia espressiva.
La stagione ha ricevuto recensioni contrastanti. Molti critici hanno lodato la performance di Anna Camp e l’introduzione di personaggi secondari ben scritti che hanno apportato nuova linfa a una trama altrimenti vicina all’esaurimento. Altri, invece, hanno segnalato una certa prevedibilità nella narrazione e un finale giudicato da alcuni come affrettato o poco incisivo.
Ciononostante, You rimane una delle serie meglio riuscite nel trattare la distorsione del desiderio e della percezione identitaria maschile nell’era dei social media. L’elemento più disturbante della serie – la capacità di Joe di mascherare la sua violenza dietro un’apparente normalità – continua a suggerire una riflessione critica sulla mascolinità tossica e sull’illusione romantica come copertura del controllo e della sopraffazione.
In conclusione, la quinta stagione, pur con alcuni passaggi meno brillanti, chiude con coerenza un racconto disturbante e mai banale, di grandissima attualità, mantenendo salda la sua ambizione di esplorare gli abissi della psiche umana con uno sguardo al tempo stesso divertente e profondamente inquietante.
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