Come è andata la visita di Zelensky a Roma e cosa succede col piano di pace (attesa domani la risposta a Trump): negoziati in stallo e sfida UE-USA
LA VISITA DEL PRESIDENTE ZELENSKY A PALAZZO CHIGI: “FIDUCIA IN MELONI”
Oltre un’ora e mezza di colloquio, abbracci calorosi e attestati di stima in uno dei momenti di massima tensione internazionale attorno al futuro della guerra tra Ucraina e Russia: il Presidente Zelensky ha fatto visita alla Premier Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, appena poche ore dopo l’udienza a Castel Gandolfo con Papa Leone XIV, ultimo appuntamento in agenda nel “tour europeo” che ha visto il leader ucraino prima a Bruxelles e poi a Londra per un consiglio ristretto dei volenterosi UE.
«Colloquio eccellente, contiamo sul grande sostegno dell’Italia», ha detto Zelensky lasciando Palazzo Chigi, sottolineando di fidarsi della leadership di Meloni «per i prossimi negoziati di pace»: dopo le interlocuzioni con i vari leader europei, il team negoziale dell’Ucraina presenterà agli Stati Uniti tutti i documenti aggiornati per affrontare il piano di pace condotto da Trump e finora rifiutato dalla Russia di Putin. «Le componenti ucraina ed europea sono ora più sviluppate e siamo pronti a presentarle ai nostri partner negli Stati Uniti», ha scritto su X il Presidente ucraino, confermando l’impegno per una «pace vera», in attesa che però anche Mosca possa fare un passo in avanti per fermare invasione e «spargimento di sangue».

Serve fare in modo che la Russia non possa riaccendere in futuro una nuova guerra, e per farlo occorre una netta pressione sul Cremlino con garanzie di sicurezza (in sede NATO) e deterrenza ai confini: questo il parere di Kiev e Bruxelles, non esattamente quello di Washington che guarda alla necessità di trovare un accordo con Putin per fermare dopo 4 anni le drammatiche battaglie su campo e cieli dell’Ucraina.
Al termine della visita a Palazzo Chigi, la nota del Governo italiano sottolinea l’unità di intenti sui «prossimi passi verso la pace giusta», dialogando con gli Stati Uniti per condurre i negoziati di pace da riprendere quanto prima: «serve unità di vedute tra partner USA e UE», oltre al contributo dell’Europa per garantire quanta più sicurezza possibile all’alleato ucraino.
NEGOZIATI IN STALLO, TRUMP DÀ ALTRI GIORNI A ZELENSKY: INTANTO DALLA RUSSIA…
Meloni e Zelensky condividono infine la necessità di mantenere sulla Russia tutte le pressioni adatte per «mantenere in buona fede il tavolo negoziale»: resta però un dato chiaro dopo il tour diplomatico degli ultimi giorni in Europa, il Presidente ucraino si trova sempre più “stretto” tra le richieste americane e le condizioni poste dai Volenterosi (specie chi, come Macron, continua a puntare alla vendita di armi e materiale bellico), lasciando in stallo i negoziati con l’inverno ormai giunto sui campi di battaglia.
Stando a quanto riportato oggi dal Financial Times, la Casa Bianca avrebbe dato ulteriori giorni di tempo all’Ucraina per prendere una decisione sul piano di pace discusso da Witkoff, Kushner e la delegazione ucraina di Umerov, chiedendo inoltre di «accettare perdite territoriali in cambio di garanzie non specificate sui titoli statunitensi». Trump punta ad un accordo entro Natale, e già nella prossima settimana potrebbe essere convocato un vertice a Washington con Zelensky e il Presidente americano: rispondendo a distanza alle critiche mosse dal tycoon (che lo accusava di usare la guerra per fermare la democrazia a Kiev), il leader ucraino si dice pronto alle Elezioni.

Al contempo, dopo l’ennesima strigliata della Presidenza repubblicana ai leader europei, definiti «deboli, legati al politicamente corretto e incapaci di fare qualcosa davanti alla posizione di forza della Russia», Bruxelles replica dicendosi orgogliosa delle istanze dei propri leader, che «puntano alla pace confermandosi uniti» nel medesimo obiettivo di mantenimento della sicurezza per l’Ucraina, ingiustamente invasa.
Secondo Trump invece Zelensky deve darsi una mossa altrimenti il rischio è che la battaglia sul campo venga vinta da Mosca, già oggi in posizione di forza rispetto ai territori conquistati. In attesa che entro domani venga inviato a Washington il piano aggiornato con le richieste ucraine ed europee, dal Cremlino arriva forte l’ulteriore minaccia di Vladimir Putin che pur smentendo l’ipotesi di voler muovere attacchi alla NATO, rilancia sul fronte territori. «Il Donbass è un territorio russo, è un fatto storico», volendo così mettere fine alla guerra cominciata dal «colpo di Stato a Kiev nel 2014».
