IL DRAMMA DELLA DENATALITÀ NON È SOLO UNA QUESTIONE DI ECONOMIA: L’INVITO DELLA MINISTRA ROCCELLA A PUNTARE SULLA FAMIGLIA
Ha un grande merito il dibattito organizzato questa mattina nella sede del CNEL a Roma: parlare della denatalità significa affrontare un problema a 360°, dal punto di vista sociale, economico, politico, lavorativo, religioso e perché no, anche morale. Nei vari panel di interventi si sono alternati il viceministro del MEF Maurizio Leo, la Ministra della Famiglia Eugenia Roccella, il Presidente della CEI Matteo Maria Zuppi, il n.1 dell’INPS Gabriele Fava assieme al Presidente del Forum Famiglie Adriano Bordignon e al vicepresidente della Consulta Luca Antonini: serve un approccio così, multidisciplinare, per comprendere che la denatalità e la crisi demografica non possono essere risolte affrontando solo alcuni degli aspetti che concorrono a creare uno scenario così complesso e drammatico per l’Europa (e l’Italia) dei prossimi anni.
È il Movimento Cristiani Lavoratori a lanciare la proposta di un dibattito aperto che non esaurisce nel pur importante dibattito di questa mattina: l’obiettivo è infatti quello di aumentare una coscienza critica e comprensibile a tutti gli attori in campo (Stato, imprese e cittadini) sugli scenari preoccupanti dello spopolamento demografico. Secondo la Ministra della Famiglia e delle Pari Opportunità, Eugenia Roccella, è prima di tutto un problema culturale che sottende la crisi della natalità: di sicuro, «non possiamo pensare di aumentare la popolazione in pochi anni», semmai serve riattivare l’idea per cui la famiglia torni ad essere centrale, «chi fa i figli non fa solo qualcosa per sé stesso ma per tutta la comunità». Secondo Roccella i provvedimenti presi fin qui dal Governo Meloni sul tema della denatalità sono giusti e sacrosanti, legati tra lavoro e maggiori servizi alle famiglie: ma da soli non possono bastare, serve prima un grande cambiamento culturale, dato che occorre tornare a ritenere un «privilegio sociale» la possibilità di mettere su famiglia. I sostegni, anche se importanti ed economicamente vantaggiosi, da soli non bastano «se non cambia la cultura sulla famiglia», conclude la Ministra al dibattito MCL presso il CNEL.
IL CARDINALE ZUPPI TRA DENATALITÀ, ACCOGLIENZA E SPERANZA
L’evento di Roma è stato introdotto da una lunga relazione del Presidente della CEI, nonché arcivescovo di Bologna, il cardinale Matteo Zuppi che già sulla denatalità più volte nel recente passato ha provato a “sferzare” le istituzioni sul prendere provvedimenti urgenti e immediati. Anche il prelato, come la Ministra Roccella, è convinto che da soli i sostegni e gli aiuti dei Governi non possano risolvere automaticamente il problema della denatalità: per il Card. Zuppi, che cita la Bolla di indizione del Giubileo 2025 di Papa Francesco, le famiglie oggi si trovano sempre più esposte all’incertezza, e non può esserci natalità vera «senza entusiasmo».
Per il Presidente dei vescovi italiani, il problema del mettere su famiglia non è affrontabile solo una volta che si sono raggiunte tutte le varie sicurezza, dal lavoro alla casa fino alla stabilità: non è così che “scatta” il percorso inverso alla denatalità, Il vero problema secondo il cardinale Zuppi è la speranza stessa, «è quella che dà sicurezza e non viceversa». È una passione, un gusto per la comunità, un’alleanza che la famiglia crea con la comunità circostante, «è questa che dà tante sicurezze», chiosa il Presidente della CEI. Mancano certo le garanzie del lavoro, serve un maggior dialogo tra il Terzo Settore e le varie associazioni, anche perché «senza dialogo non c’è futuro»: eppure, conclude Zuppi, quello che realmente può disinnescare la denatalità è una rinnovata speranza nella vita e nell’alleanza sociale sulla famiglia. In ultima analisi, per risolvere la crisi demografica un elemento utile resta l’apertura all’accoglienza di altri popoli assieme al nostro, «l’integrazione di chi porta speranza. Ne abbiamo un bisogno enorme».