Paolo Liguori: vi spiego cosa sta succedendo alla Roma

- La Redazione

Il direttore di Tgcom, tifoso giallorosso, parla del futuro societario e del presente calcistico della squadra capitolina

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Quando George Soros, il magnate americano di origini ungheresi, è entrato in scena, la Roma ha perso il capitano per un infortunio e soprattutto ha consegnato su un piatto d’argento lo scudetto all’Inter. Beh, se le premesse sono queste, non sono certo buone le news in arrivo dal fronte States. Scherzi a parte, l’ambiente giallorosso è in fibrillazione perché non sa, come si dice in questi casi, cosa c’è veramente dietro l’angolo. Il giornalista-tifoso doc della Roma, Paolo Liguori, conosce l’ambiente e sa qual è la posta in palio. Il vero tifoso romanista aspetta in grazia l’arrivo di nuovi capitali da investire nella squadra, se non altro per competere ad armi pari in Italia e in Europa. Allo stesso tempo è legato alla maglia della sua città e ha paura che qualcuno, magari straniero, possa un giorno cambiarne il colore perché non ancorato a una tradizione. Cuore e passione. Sono questi i sentimenti che più di ogni altro accomunano gli appassionati, gli innamorati della «Magica». Paolo Liguori rappresenta il giusto mix fra le due eterne anime: da una parte vede con favore l’ingresso di Soros, dall’altra è giustamente attratto dall’esistente costruito con anni di sacrificio. Sgombriamo il campo dai dubbi, sono poche le squadre in Italia che hanno saputo investire come la Roma sui giovani e hanno saputo lanciarli ad alto livello (Totti, De Rossi, Aquilani). In pochi avrebbero scommesso su una formazione con una rosa ridotta rispetto agli altri “competitor”, in molti avrebbe scommesso su un tracollo anche in campionato dopo l’eliminazione dalla Champions. La Roma in questi anni è cresciuta nella misura in cui ha preso consapevolezza dei propri mezzi, ha lasciato da parte il vittimismo e si è concentrata sul gioco. Anche i bilanci, soprattutto per una società quotata in borsa, hanno una certa importanza. Il debito, recentemente rinegoziato, è in misura prevalente nei confronti di Unicredit, che con l’acquisizione di Capitalia ha ereditato i rapporti della famiglia proprietaria dell’As Roma con la Banca di Roma.
 
Ma se gli americani sbarcano a Roma, Liguori come reagisce?
Quando si è saputo dell’interessamento di Soros, Totti si è rotto. E se tanto mi dà tanto chissà cosa succede quando acquista la Roma. Di certo per il momento non ha giovato alla causa giallorossa. A parte le battute, proprio sabato sera pensavo a quanto era successo all’Olimpico e a quanto può essere beffardo il calcio. L’arrivo di un proprietario ricco può far perdere di vista il patrimonio che si ha a disposizione. Nel momento in cui arriva il Paperone di turno si corre il rischio di perdere di vista quanto di bello si è costruito in questi anni: campioni come Totti, Aquilani e De Rossi sono stati costruiti in 25 anni. Non si deve considerare Soros come un mecenate: è lui che fa un affare perché può ereditare un patrimonio coltivato nel tempo e inestimabile.
 
La famiglia Sensi si è davvero convinta di vendere la società?
I Sensi non vorrebbero vendere del tutto, ma purtroppo bisogna considerare il ruolo delle banche che, come si direbbe a Roma, fanno i “cravattari”, in poche parole ti strozzano. Il problema della cessione sarà vincolato anche al ruolo che vorranno esercitare le banche che vantano interessi sui prestiti.
 
Non sarà che gli italiani quando vedono gli stranieri, come nel caso di Alitalia, bussare alla porta si spaventano?
No, gli italiani non si spaventano più degli investimenti stranieri, a maggior ragione se sono capitali americani.
 
E il mercato della Roma che strada può imboccare?
Se arriva Soros penso non ci siano particolari problemi, soprattutto non cercherà di inimicarsi la piazza e poi farà qualche colpo (Drogba su tutti, ndr). Resterebbe di sicuro anche Mancini, figurarsi i tre gioielli ambiti da molti (Aquilani, De Rossi, Mexes). In caso di conferma dell’attuale pacchetto azionario, sarebbe forse inevitabile il sacrificio di Mancini. Non penso, però, che gli altri tre se ne possano andare. Bisogna ricordare agli smemorati che la Roma oggi dopo la cessione di Italpetroli si autofinanzia e per arrivare alla situazione odierna in questi anni ha pagato un notevole prezzo dal punto di vista tecnico.
 
Il discorso scudetto si può definire chiuso?
Per lo scudetto non ci sono più speranze. Resta una Coppa Italia da onorare al meglio e un campionato da concludere bene. La Roma ha l’organico per sopperire anche all’assenza del suo capitano.
 
Quest’anno, alla luce anche dell’ultima gara con il Livorno, è mancata ancora una volta una punta di peso per scardinare, magari anche nei minuti finali, difese arroccate come quelle dei labronici?
Si, è mancata una punta di peso. Sul campionato, però, pesano alcune decisioni arbitrali, che oggi facciamo fatica a ricordare: i mesi di gennaio e febbraio sono stati devastanti e hanno aiutato l’Inter.
 
Vuole dire che non è cambiato niente dopo “Moggiopoli”?
Oggi è cambiato qualcosa solo perché è più difficile dimostrare una regia occulta e scientifica come quella al tempo di Moggi. I torti, però, restano.
 
(Foto: Imagoeconomica)






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