ATTENTATI TUNISIA/ Boniver: cellule dormienti dell’Isis pronte a colpire in Italia

- int. Margherita Boniver

Per MARGHERITA BONIVER, se dobbiamo temere un attentato, il rischio viene da qualche cellula dormiente in Italia o in altri Paesi europei che sta già predisponendo questo tipo di azioni

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“Sono migliaia i giovani tunisini che si sono iscritti nelle fila dell’Isis. Il Califfato è innanzitutto pericoloso non tanto per la sua capacità di conquistare nuovi territori, ma per l’appeal che esercita nei confronti dei giovani”. E’ l’analisi di Margherita Boniver, ex ministro del Turismo e per gli Italiani nel mondo ed ex sottosegretario agli Affari esteri. Ieri sono stati ritrovati i corpi dei due italiani dispersi nell’attentato terroristico avvenuto a Tunisi, portando così a quattro il numero dei nostri connazionali uccisi. I jihadisti hanno rivendicato la strage: “Quello che avete visto è solo la prima goccia di pioggia”.

L’attentato di Tunisi arriva come un fulmine a ciel sereno?

No, anzi facciamo male a stupirci, perché è stato colpito un obiettivo fin troppo facile come il neo-governo tunisino che aveva fatto della laicità la sua bandiera. A ciò si aggiunge la contiguità con la Libia, un vero e proprio fallimento da tutti i punti di vista. Jihadisti e reclutatori formidabili hanno invaso la Tunisia e tutti gli altri Paesi circostanti. Sono migliaia i giovani tunisini che si sono iscritti nelle file dell’Isis.

Da che cosa dipende questo fenomeno?

E’ un fenomeno dovuto a una molteplicità di fattori. In primo luogo a un’estrema povertà di gran parte del territorio della Tunisia, un Paese che ha poche risorse. La sua economia poggia in larga parte sul turismo che dà lavoro a centinaia di migliaia di tunisini, soprattutto lungo le coste. A ciò si aggiunge un’economia manifatturiera che viene sfruttata, conosciuta e utilizzata da molte Pmi anche italiane.

Quanto ha risentito della crisi la Tunisia?

La crisi economica ha provocato effetti ancora più devastanti proprio nei Paesi a noi contigui come quelli del Nord Africa, Tunisia inclusa. Il fattore economico non deve essere mai dimenticato. A tutto ciò si aggiunge il grande successo dell’Isis che non sono le sue conquiste territoriali, ma il grande appeal esercita su migliaia di giovani europei e nordamericani. Oltre alla Tunisia, da cui provengono 3mila “manovali” del Califfato, i Paesi da cui parte il maggior numero di reclute sono rispettivamente il Canada e il Belgio.

Il governo tunisino è in grado di resistere alla minaccia dell’Isis?

Quello tunisino è un governo solido e positivo. Le primavere arabe sono nate in Tunisia nel 2011, e l’unica primavera araba che ha avuto risultati positivi è stata proprio quella tunisina. Dobbiamo essere grati alla tenuta, alla capacità e all’amore per la democrazia che i tunisini hanno dimostrato in questi anni difficili soprattutto dal punto di vista economico.

E’ un caso che questi attentati abbiano colpito proprio dei turisti?

No, e rattrista il fatto che questi attacchi si siano verificati poco tempo dopo la ripresa dei flussi turistici nel Paese. Lo scenario della Tunisia negli ultimi anni era quello di alberghi rigorosamente vuoti anche in stagioni turistiche. Questo settore strategico per il Paese ha perso il 40/50/60% dei suoi flussi. Ora si stava riprendendo e la borsa turistica nazionale dava il +10%, mentre ora stanno fioccando le disdette dei tour operator.

 

Come è messa la Tunisia dal punto di vista della sicurezza?

La Tunisia è un Paese fragile, esercito e forze dell’ordine sono ben addestrate ma del tutto insufficienti. Se dovessero ripetersi altri attentati di questo tipo la situazione si farebbe difficile. Non dimentichiamoci che le forzi speciali francesi, uno dei corpi più efficaci esistenti, dopo l’attentato al Charlie Hebdo hanno impiegato 24 ore prima di braccare e uccidere i due Coulibaly. Immaginiamoci le difficoltà di gran lunga superiori che si trovano a fronteggiare le forze dell’ordine tunisine.

 

Quali sono i rischi per il territorio italiano?

Pantelleria e Lampedusa sono territorio italiani a meno di due ore di motoscafo dalle coste tunisine. Il governo dovrebbe riaprire le caserme chiuse anni fa sul territorio di Pantelleria e mandare dei rinforzi anche militari per presidiare le due isole che palesemente potrebbe essere a grandissimo rischio. Ricordo che nel 1986 erano stati lanciati due missili da Gheddafi verso Lampedusa.

 

L’Isis ha detto più volte che prenderà Roma. Lei che cosa ne pensa?

Le stesse minacce dell’Isis di colpire Roma vanno prese molto seriamente. Il pericolo non viene dalle carrette del mare che partono dalla Libia, su cui un jihadista ben addestrato difficilmente si imbarcherebbe. Se dobbiamo temere un attentato, il rischio viene da qualche cellula dormiente in Italia o in altri Paesi europei che sta già predisponendo questo tipo di azioni. Probabilmente c’è già qualche cellula dormiente dell’Isis pronta a entrare in azione. Siamo quindi nelle mani dell’intelligence italiana ed europea.

 

(Pietro Vernizzi)





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