AL TELEFONO DALL’UCRAINA/ Elena e quella commozione di madre anche per i “figli” invasori

- Stefano Dondi

Elena abita a 180 km da Kiev. Al telefono dall’Ucraina racconta come ti cambia la vita la guerra. E si commuove vedendo le immagini dei giovani soldati russi catturati…

ucraina guerra kiev 4 lapresse1280 640x300 A Kiev (LaPresse)

Una madre è sempre una madre e lo è per tutti, anche per i “figli” russi venuti a invadere il suo paese. Colpiscono al cuore le parole di Oлена, Elena, quando ti parla dei giovani soldati russi e del pensiero che corre alle loro madri, a quel dolore così universale delle “madri in guerra”. Non c’è odio nel suo sguardo, ma tanta decisione sì.

La raggiungiamo in video chiamata grazie alla sorella Oxana. Elena abita a Cervasy, città a 180 km da Kiev. Non ancora linea del fronte, ma si stanno preparando. Come cambia la vita in pochi giorni.

Appuntamento dall’estetista per sistemare le unghie, la nuova camera quasi pronta, una “rinfrescata” di pittura ai muri, il lavoro da ostetrica… Insomma, quella normalità del quotidiano che tutti conosciamo.

Adesso “la normalità” della guerra. Non si esce più per shopping o per lavorare, si esce per prepararsi a combattere, a resistere e lo dice con le lacrime agli occhi, che solo il ritardo della traduzione frena un poco la commozione dell’ascoltatore.

Solo negozi alimentari, farmacie e ospedale aperti.

Nell’ampia zona dei garage della città (ai tempi dell’Urss anche i garage erano collettivi), che fino a pochi giorni fa era il ritrovo dei pensionati “fai da te” della meccanica, ora si saldano le sbarre di ferro, moderni cavalli di Frisia per bloccare le strade ai carri armati. Ci manda la foto, insieme a quella della bandiera ucraina che ha appena terminato e appesa all’ingresso del palazzo da 9 piani nel quale abita. Come ti cambia la vita la guerra.

Poteva andare nella casa di campagna, a 10 km dalla città, ci dice la sorella, sarebbe stato meno pericoloso per i missili, ma hanno preferito restare, come tanti di loro che avrebbero potuto andarsene. E adesso quella verdura proveniente dalle aree agricole dei dintorni è ancora più preziosa. Viene portata, insieme a vestiario e generi vari, nei centri di raccolta che sono sorti in diversi punti della città e smistati verso i paesi più vicini al fronte, nei quali scarseggia un po’ di tutto.

Con le colleghe ostetriche della regione hanno dato vita ad una chat che le tiene in contatto fra loro e con le donne gravide, in modo da poter accogliere in qualsiasi momento chi di loro sta “sfollando” dalle zone di guerra verso la regione più interna. Come ti cambia la vita la guerra.

Ci racconta del figlio trentenne e degli altri giovani. Passati nel giro di pochi giorni in un “altro mondo”, ragazzi come i vostri, con gli stessi interessi e problemi, ci dice, ma oggi in fila per arruolarsi nei gruppi di difesa cittadina. Suo figlio Dmitrij, diplomato perito, appassionato di musica, dj in una delle discoteche della città, ha appena terminato l’istruzione alla fabbricazione e all’uso di bombe molotov. Dalla bottiglia di birra di appena dieci giorni fa a quella di benzina adesso. Come ti cambia la vita la guerra.

E’ diventato virale nel web e nelle tv, anche da noi in Italia, il video del dialogo della signora anziana con il soldato russo, quello dei germogli di girasole. Ne girano decine così. Ce ne invia alcuni, non quelli di siti ufficiali ucraini, ma quelli che faresti anche tu con il tuo cellulare, tipo compleanno o gita. Sono immagini di soldati russi catturati, giovani soldati russi. Colpiscono al cuore quegli occhi spalancati e spaventati. No, non era un’esercitazione quella a cui erano stati inviati. Oxana traduce quello che dicono nella telefonata che gli fanno fare alla propria madre o agli amici in Russia. È nel commentare quelle immagini che Elena si commuove. Una madre rimane sempre una madre anche in guerra.

Ma non solo, troppi legami fra quei popoli, quella gente, legami di lingua, di cultura, di oppressione comunista… e adesso nemico alle porte. Come ti cambia la vita la guerra.

Ci salutiamo con un bacio virtuale e, mentre le due sorelle con le lacrime agli occhi si parlano ancora per pochi attimi, un groppo al cuore ti prende e in un istante immagini della “banalità” della tua quotidianità assumono un altro spessore e profondità, perché potresti perderle.

Un lungo abbraccio ad Oxana racchiude tutto quello che abbiamo visto e sentito. Non servono più parole. Come ti cambia la vita una telefonata.

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