JUVENTUS-CHELSEA/ Una vittoria da Champions contro trequartisti e fantasia: basterà a Donetsk?
CHARLES MONTI rivive la grande vittoria della Juventus sul Chelsea: una vittoria da Champions League, che proietta i bianconeri alla gara decisiva in Ucraina contro lo Shakhtar Donetsk.
Partita vibrante, partita da Champions League con vittoria larga, meritata, una vittoria da Champions League. La Juventus si presenta alla sfida che non può sbagliare – il verdetto è secco: o dentro o fuori – e infatti non sbaglia. Anzi, schianta l’avversario che è il campione d’Europa in carica. Lo schianta sotto il profilo del risultato finale, dei tiri effettuati (ben 25), della cattiveria nel raggiungere l’obiettivo e dell’intensità di gioco. La squadra di Di Matteo, però, allo Juventus Stadium – che, diviso in settori bianconeri e tricolori, offre un colpo d’occhio da brividi – presentandosi senza una punta fissa ma con uno schieramento tutto trequartisti e fantasia, punta a far girare la testa alla Vecchia Signora, insistendo nel palleggio fitto e sfruttando i movimenti tra le linee dei suoi campioni rapidi e dai piedi sopraffini. In effetti i vari Hazard, Oscar, Mata e Ramires quando si muovono nello stretto, con buona tecnica di fraseggio e movimenti felpati, creano qualche apprensione alla Juventus.
La partita è subito emozionante. Apre le danze la Juventus, che crea con un lampo di Vucinic la prima occasione, ma Lichtsteiner anticipa sì Cole e tocca da due passi, Cech comunque riesce a deviare sul palo. Neanche il tempo di applaudire e rincuorarsi – la Juventus c’è, è pronta a dar battaglia – che su un rovesciamento di fronte Oscar libera Hazard davanti a Buffon, bravo e fortunato a pizzicare con un piede un rasoterra velenoso destinato a insaccarsi. Anche Buffon, dopo le ultime partite passate in pantofole, senza toccare palla, è in partita: trasmette subito calma e sicurezza alla squadra.
La Juventus macina il suo solito gioco, supportata alla grande da Vidal e Lichtsteiner sulla destra e da Asamoah sulla sinistra. Marchisio pensa soprattutto a non alterare l’equilibrio tattico e non incide come suo solito, con incursioni devastanti e giocate spettacolari, sulla partita se non per un gran tiro dopo calcio d’angolo di Pirlo toccato da Vucinic che smarca il Principino al vertice dell’area: la botta è indirizzata nell’angolino, ma Cech ancora una volta si distende e devia in corner.
Passano i minuti e diventa sempre più evidente la novità tattica della partita, che questa volta è regalata dai due attaccanti. Vucinic funge da apriscatole, viene incontro ai centrocampisti per dettare il passaggio, spalle alla porta, e prova con insistenza il dribbling per creare superiorità numerica. E fin qui siamo nella norma dei dettami tattici di Conte. La variante inedita è Quagliarella: detta sempre la profondità, gioca viso alla porta, suggerisce verticalizzazioni che sovente bucano la difesa dei Blues. Non a caso i tiri più numerosi e i pericoli maggiori li crea proprio Quagliarella, con i suoi movimenti in profondità che né Cahill né David Luiz riescono sempre a intercettare efficacemente.
Ma la vera svolta del match arriva al minuto 37 ed è la rivincita del campione sul fuoriclasse che verrà. All’andata Oscar aveva sorpreso Pirlo più volte, asfissiandolo in marcatura e portandogli via il pallone in fase di rilancio del gioco. Il Professore del centrocampo si prende la sua rivincita: al 37° infatti, su corta respinta della difesa inglese, Oscar si appresta a prendere il pallone per far ripartire l’azione, e invece alle sue spalle come un furetto sbuca Pirlo, che lo anticipa secco, poi con una sublime finta di corpo sbilancia Ramires, mettendolo a terra, infine dal limite dai 20-25 metri fa partire una rasoiata sulla quale Quagliarella, come già aveva tentato invano contro la Lazio, mette il piede: e stavolta, complice il fatto che il pallone è rasoterra, per Cech non c’è nulla da fare. Juve 1 e Chelsea 0: lo Juventus Stadium esplode in una bolgia dantesca.
Nel secondo tempo il Chelsea cerca di reagire, rabbiosamente e con orgoglio, ma la diga bianconera – eretta attorno a tre pilastri indistruttibili chiamati Barzagli (praticamente insuperabile), Bonucci (grande autorità nelle chiusure) e Chiellini (grinta da leone per 90 minuti) – regge senza vacillare mai. In più Buffon ci mette del suo, prendendo con sicurezza tutto ciò che c’è da raccogliere in area.
Peccato – ed è l’unico neo della partita juventina – che l’attacco e talvolta il centrocampo (due volte Pirlo nel finale) ancora troppo spesso non riescano a tenere palloni “caldi” in fase di ripartenza della squadra: questo difetto di impostazione complica le cose, facilita il compito agli avversari e crea qualche patema di troppo.
A suggello del trionfo, comunque, arrivano prima il raddoppio di Vidal (splendido il movimento da mezzala di Asamoah ad aggredire lo spazio e anche il suo passaggio a ritroso verso il cileno, che arriva come un Tir e scarica un tiro un po’ sporco, ma che Ramires tocca, infilando così sotto le gambe l’incolpevole Cech) e il terzo gol di Giovinco (abile a infilarsi in profondità e ad anticipare con il suo tocco l’uscita del portiere dei Blues).
Ora alla Juventus basterà un punto con lo Shaktar per qualificarsi. Ma a Donetsk, pur mancando lo squalificato Marchisio, la squadra di Conte giocherà forse in maniera diversa da come ha affrontato e domato il Chelsea?
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