JUVENTUS/ Ecco l’errore di Conte nella sconfitta contro la Sampdoria

- Charles Monti

La Juventus comincia il 2013 con una sconfitta. In casa e con il 'totem' Antonio Conte in panchina. Ma cosa c'è dietro a questo scivolone? Ne parla CHARLES MONTI

Conte_conferenza_processo Antonio Conte (Infophoto)

Dopo un 2012 ricco di soddisfazioni e di primati, il 2013 della Juventus comincia male, ed è giusto che sia così. Contro la Sampdoria la sconfitta è meritata. Non tanto per il gioco e le occasioni create (in pratica la Sampdoria tira in porta quattro volte e per ben due riesce a bucare Buffon, troppo molle e infreddolito), quanto per l’approccio mentale. La squadra di Conte si rivela, a lungo andare, sconclusionata, approssimativa e presuntuosa, troppo presuntuosa. Un dato spiega molte cose: la Juventus ha avuto più possesso palla, ma ha sbagliato il doppio dei passaggi degli avversari. Segno di nervosismo e di deconcentrazione.
Anche Conte (che raccoglie la sua prima sconfitta da allenatore in panchina della Juventus) ha le sue colpe. La Juventus sa giocare – bene – in un solo modo: attaccando con veemenza, aggredendo l’avversario, accerchiandolo, soffocandolo, sfiancandolo. Ma ci sono partite – e quella contro la Samp lo era – in cui un grande allenatore (come lo sono stati Trapattoni e Lippi) di una grande squadra (come nonostante questa terza sconfitta in campionato è oggi la Juventus) deve saper gestire il risultato, deve saper rinunciare al proprio Dna tattico, deve capire che non sempre si vince pigiando sull’acceleratore. E invece Conte e i suoi giocatori, in vantaggio di un gol e con un uomo in più dopo l’espulsione di Berardi, anziché gestire il possesso palla, abbassare il ritmo e lasciare campo agli avversari per poi colpirli in contropiede, ha fatto esattamente il contrario.
A questo punto una premessa è d’obbligo. L’anno scorso la Juventus, dopo un girone d’andata giocato a mille all’ora, era arrivata alla sosta natalizia con la lingua a penzoloni e approfittò della pausa per ricaricare le pile, emigrando a Dubai e lavorando sodo per immagazzinare energie nuove in vista del rush finale. Nei mesi di gennaio e febbraio la Juventus si era presentata in campo con le gambe pesanti e con molte tossine da smaltire. Quest’anno, visto che la sosta natalizia era più corta, la squadra è rimasta a Vinovo e lo stakanovista Conte l’ha tenuta sulla corda, aumentando i carichi di lavoro per mettere fieno in cascina.
Così contro la Samp si è vista in campo una squadra che non aveva la solita brillantezza. E’ partita bene, pur senza sfoderare ritmi forsennati, a tratti ha fatto vedere un gioco tutto fatto di tocchi di prima (splendida l’azione che porterà Berardi a commettere su Marchisio fallo da rigore, poi trasformato da Giovinco) e in più occasioni si è presentata davanti a Romero. Come in altre occasioni, dopo il cartellino rosso, sembrava praticamente fatta: Juventus in vantaggio di uomini e di gol, che cosa si poteva temere?
E invece nella ripresa si sono palesati in maniera evidente gli attuali limiti della Juventus.
Innanzitutto, quelli fisici: una squadra potente, ma con il motore ingolfato, senza accelerazioni e cambi di ritmo: in fatto di brillantezza e di velocità di corsa i blucerchiati erano più vivaci dei bianconeri, e alla lunga questa migliore condizione atletica ha fatto la differenza, consentendo alla Samp di resistere, grazie anche all’accorta disposizione tattica, ai confusi assalti degli juventini.

In secondo luogo, Conte ha rabberciato troppo la formazione. Perché il neoacquisto Peluso e non il più collaudato Caceres? Perché Padoin (buono il primo tempo, ma sparito nella ripresa) e non Isla? Perché quando è uscito Pogba non è stato inserito Vidal? E’ vero che mercoledì arriva il Milan e con Conte vedremo maggior turnover, ma alcune scelte tattiche, e il loro disegno complessivo, hanno lasciato più di un dubbio.
Infine, il solito, annoso e al momento irrisolvibile problema della Juventus di Conte: l’attacco.
Matri non è riuscito a incidere e di lui non si ricorda un’occasione da gol che una. Giovinco è partito bene, poi via via si è smarrito e innervosito, sbagliando anche tocchi, appoggi e cross facili. Vucinic si è rimesso le pantofole, giocando con sufficienza e sbagliando un gol praticamente a porta vuota. Quagliarella è un giocatore da recuperare, non vede la porta e i compagni non lo vedono in campo. Insomma, quattro attaccanti, nessun gol. Troppo evanescenti, mentre in queste partite con superiorità numerica dovrebbero fare male, costringendo gli avversari a rimanere più chiusi. E se l’attacco è da bocciare, anche il resto della squadra (escluso Barzagli) non arriva oltre la sufficienza risicata.
Comunque, nonostante tre sconfitte, la Juventus vince il girone d’andata e mantiene cinque punti di vantaggio sulla lazio. La lepre bianconera ha rallentato il passo, ma le inseguitrici, azzannandosi tra loro, non ne approfittano. Ora però bisogna subito tornare a ruggire.





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