Juventus-Inter/ Singoli e collettivo, superiorità schiacciante. Nonostante l’assistman Bonucci…

- Charles Monti

CHARLES MONTI nella sua rubrica commenta Juventus Inter, il Derby d'Italia che i bianconeri hanno nettamente vinto, mostrando una schiacciante superiorità in tutte le zone del campo

Vidal_saltello Foto Infophoto

Verrebbe da dire: gli altri parlano e polemizzano, la Juve gioca e vince. Anzi, stravince. Gli altri fanno i protagonisti nelle conferenze stampa o nei libri, la Juve la fa da padrona sul campo. Gli altri parlano di “sfortuna” e di “aiutini”, Conte di “mentalità” e di “concentrazione”. A volerla dire tutta, di aiutini sì ce ne sono stati allo Juventus Stadium, ma non di Rizzoli: il più eclatante è quello di Bonucci nel primo tempo, che ha spianato la strada a un pericolosissimo contropiede interista, un tre-contro-due concluso da Palacio con un tiro oltre la traversa di Storari. Insomma, la Juve come Penelope: (tanto) fa e (talvolta) disfa la sua tela… Resta il fatto che il con cui la squadra di Conte ha demolito l’Inter di Mazzarri, facendola sprofondare a 26 punti di distanza, dice molto di più di quel che il risultato fa trapelare. I bianconeri vincono su tutti i fronti: aggressività, efficacia del giro palla per creare superiorità in ogni zona del campo, conclusioni a rete, pericolosità della manovra, controllo della partita. L’Inter un po’ fa tenerezza. Certo, Rolando e Juan Jesus non concedono centimetri a Llorente; Taider tiene a bada uno sbadato Vidal; Jonathan e Nagatomo non cedono davanti alle ondate di Asamoah e Lichtsteiner. Tutto vero, però, nessuno riesce ad arginare Pirlo, che si inventa aperture illuminanti e tempi di gioco che non vedeva da un po’; Chiellini quando accelera asfalta ciò che si trova davanti; Pogba, con le sue leve tentacolari, arpiona e doma palloni che gli avversari già sognavano di potergli sottrarre. E poi, una volta in possesso del pallone, la squadra di Mazzarri non riesce a fare altro che passarselo in orizzontale, spesso addirittura appoggiando all’indietro verso i difensori. Vista dal campo e vista dalla tv, l’area della Juve sembra una zona “off limits” per le maglie nerazzurre: Alvarez si agita galleggiando tra le linee, ma non trova un centimetro per affondare in verticale né per vedere come è fatta l’area di rigore dello Juventus Stadium, mentre Palacio, l’unico fuoriclasse dell’Inter, è costretto a sfiancarsi lungo tutto l’arco offensivo per creare spazi a compagni che non si inseriscono perché non ne hanno la possibilità. A questo punto una domanda: chissà quanti interisti (tra indonesiani, comici, ultras, commentatori, Vip e semplici tifosi), che solo dieci giorni fa strepitavano via web o protestando davanti alla sede nerazzurra, ieri si saranno mangiati le mani all’idea che non sia stato arruolato Vucinic, cioè un compagno di reparto vero da affiancare a Palacio, visto che Milito è ormai l’ombra sbiadita del Principe che fu? E proprio nella gestione del montenegrino si vede la differenza tra le due società: Vucinic è stato convocato, ha giocato uno scampolo di partita, ha colpito un palo e Conte lo ha incoraggiato prima e dopo il match. E Guarin? Depresso e in tribuna, cioè inservibile per una partita in cui sarebbe invece servito per provare a dare un po’ di nerbo al centrocampo interista. Ma torniamo alla Juve e parliamo dei singoli. Storari: uno spettatore (non pagante) in più allo Juventus Stadium (e questo la dice tutta sulla pericolosità dell’Inter, che ha avuto un paio di occasioni su regali della Juve e ha segnato un gol così casuale che il suo autore, Rolando, non ha neppure esultato). Barzagli: serata tranquilla, più impegnato nella fase di impostazione che di interdizione (esce per un problema al soleo e Caceres, il suo sostituto, un po’ lo fa rimpiangere). Bonucci: è il miglior assistman dell’Inter, unico neo in una partita ben controllata, dove non c’è da dannarsi troppo l’anima. Chiellini: potrebbe giocare nel Sei Nazioni, è “tarzanesco” nelle chiusure, nelle progressioni e nella potenza che mette in occasione del secondo gol juventino. Lichtsteiner

Passa e ripassa sulla fascia fino a farsi venire i crampi, fa girare la testa a Nagatomo e impreziosisce la sua prova con un gol alla bettega; Asamoah: brillante e martellante, non permette mai a Jonahtan di effettuare una progressione delle sue e non gli tirare nemmeno un cross in area; Vidal: parte un po’ molle e svampito, si fa trovare comunque al posto giusto al momento di chiudere in gol una situazione di traffico caotico nell’area di Handanovic; Pirlo: torna il direttore d’orchestra, sfrutta lo spazio che gli interisti gli lasciano e inventa una gemma, balistica per far segnare Lichtsteiner e cronometrica per non farlo finire in fuorigioco; Pogba: sta crescendo a vista d’occhio e mette tutti i suoi centimetri e i suoi muscoli al servizio del centrocampo bianconero, recuperando e difendendo palloni difficili; Llorente: ha perso un po’ di brillantezza, ma continua a difendere alla grande il pallone per far salire la squadra e confeziona un ottimo assist prima del gol di Vidal; Tevez: corre, lotta, sbuffa, prende calci, s’inventa dopo tre minuti una saetta che solo un super-Handanovic riesce a neutralizzare, ma deve ritrovare lo smalto sotto porta e farsi prendere un po’ meno dalla frenesia. Conte: prepara la partita a puntino e cuoce a puntino la resistenza dell’Inter; bravo anche a cercare di recuperare subito Vucinic. Deve solo fare in modo che la Juve, per eccesso di disattenzione (è già successo troppe volte quest’anno, in campionato e in Champions), non conceda agli avversari chance di rientrare in partite già chiuse a doppia-tripla mandata.





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