Milan-Juventus/ La Signora Omicidi colpisce pure a San Siro

- Charles Monti

Milan-Juventus (0-2) commentata da CHARLES MONTI: l'analisi bianconera del successo a San Siro contro una pur brillante squadra rossonera. Le firme di Llorente e Tevez ma non solo...

tevez_llorente Carlos Tevez e Fernando Llorente (Infophoto)

Per 45 minuti è sembrato che il campionato avesse trovato il ‘carrarmato’ giusto per fermare la corsa travolgente della Juventus. Un Milan ben organizzato tatticamente, spigliato al punto giusto sul piano atletico e spregiudicato come da mesi non si vedeva ha tenuto, per tutto il primo tempo, in scacco la corazzata bianconera. O almeno ci è riuscito per 44 minuti, giocati con un buon pressing alto, manovre ariose e una quantità di tiri contro la porta di Buffon pari solo a quella espressa l’anno scorso in Champions League dal Bayern Monaco. Mai la Juventus di Conte aveva subìto così tanti tiri e occasioni da gol, sprecate dai rossoneri un po’ per imprecisione, un po’ per mancanza di cattiveria sotto porta e un po’ per bravura di Buffon. Quando poi questi tre elementi sono venuti a mancare, ci ha pensato Bonucci a respingere dalla linea di porta una ribattuta di Kakà a colpo sicuro dopo intervento con i piedi di Buffon. Per 44 minuti la Juventus è stata in balia del Milan, di un bel Milan per intensità e cifra di gioco. Poi, come d’incanto, la Juve ha estratto dal suo cilindro (che sembra sempre più la borsa magica di Mary Poppins, da cui usciva un po’ di tutto, addirittura un attaccapanni) un colpo da biliardo, un concentrato di calcio a 18 carati: semplicità, profondità, rapidità, concretezza e infallibilità. Bonucci con un lancio di 60 metri pesca Marchisio capace di incunearsi oltre la linea difensiva del Milan. Il Principino controlla in corsa evitando Abbiati, in un nanosecondo individua con il radar Tevez e lo serve con precisione laser nel cuore dell’area rossonera. Carlitos non ci pensa un attimo e s’inventa una sponda da “Io, Chiara e lo Scuro”, che fa viaggiare su una rotta prestabilita il Pendolino svizzero Lichtsteiner, che affetta come il burro i difensori di Seedorf, poi dal fondo scodella al centro un pallone che Llorente con il piatto infila nell’angolino dove neppure Abate può intervenire. La partita del Milan finisce lì, anche se quella della Juve non comincia dal gol del Navarro. Il secondo tempo, infatti, è più equilibrato del primo, il Milan cerca di reagire, ma Barzagli, Bonucci e Caceres stringono i bulloni davanti a Buffon, che sembra quello delle notti mondiali di Berlino 2006. E’ vero, Pogba continua a perdere palloni su palloni e non ne artiglia neppure uno per sbaglio; è vero, Pirlo soffre i fischi di San Siro e la marcatura asfissiante di Poli; è vero, Asamoah continua a essere un po’ sbadato. Tutto vero, ma alla fine, pur avendo nelle gambe la partita e il viaggio di ritorno da Trebisonda, basta una mezza Juve in palla per controllare la partita, mettendola poi al sicuro con il siluro telecomandato di Tevez.

Che cosa rivela la partita di San Siro? Che il Milan è in crescita e sarà una brutta gatta da pelare per tutti (bravo Seedorf a lavorare soprattutto sui muscoli e sulla testa dei giocatori), ma soprattutto che la Juventus è tornata la Signora Omicidi di trapattoniana memoria: soffre, sbanda, balbetta, sembra innocua e inoffensiva, ma al momento propizio scatta e morde come un cobra.

Anche dal punto di vista fisico, dopo i buoni segnali visti con il Trabzonspor, la sfida con il Milan ha confermato che il momento di maggior appannamento atletico è stato superato. Il Milan correva di più (solo nel primo tempo), però alla distanza la Juve ha saputo tenere sempre più botta agli avversari e non ha finito la partita con il fiatone. Un’ultima annotazione sui singoli che hanno puntellato la squadra portandola a una vittoria preziosissima per la classifica ma soprattutto per l’autostima: Buffon sicuro e decisivo; Marchisio intelligente e continuo; Llorente inaffondabile e coriaceo; Tevez, semplicemente mostruoso. In senso buono, ovvio. Che altro si può aggiungere?





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