LOTTA AL FUMO/ “Svapo e tabacco riscaldato possono ridurre i rischi ma servono più dati”

- int. Mattia Altini

Altini, direttore dell’Assistenza ospedaliera in Emilia: “Non ci sono dati sufficienti sugli effetti delle soluzioni alternative alle sigarette. Ci vuole un grande studio"

Fumo da sigaretta Fumo da sigaretta (Pixabay, 2019)

“Abbiamo bisogno dell’evidenza”. Gli strumenti alternativi al fumo possono essere validi per lo meno nella riduzione del rischio, ma secondo Mattia Altini, direttore dell’Assistenza ospedaliera della Regione Emilia-Romagna, occorre avere in mano i dati che certificano le eventuali conseguenze positive sulla salute dell’utilizzo di sigaretta elettronica e tabacco riscaldato.

Dati che per il momento non ci sono. Le novità annunciate dal ministro Schillaci per la lotta al fumo, possono servire. In prospettiva, comunque, manca una ricerca, obbligatoriamente sul lungo periodo per essere più fondata possibile, che verifichi dal punto di vista scientifico ciò che ora può essere solo ipotizzato.

Tra le novità annunciate dal ministro c’è il divieto di fumo anche all’aperto in presenza di donne in gravidanza e minori. Come lo giudica?

Il tema è quello di promuovere stili di vita più corretti. Ci sono una serie di condizioni di cui tenere conto, alcune che non possiamo modificare, come quelle genetiche, e altre che invece hanno la possibilità di migliorare le condizioni di salute della popolazione. I comportamenti, insieme all’ambiente, sono la parte più rilevante sulla quale noi possiamo agire. E agire in questo senso vuol dire tutelare al massimo dall’esposizione dei rischi. Quindi, al netto della libertà personale, approcci che identifichino aree di popolazione particolarmente sensibili come i bambini o la condizione di gravidanza rappresentano una politica che in qualche modo aiuta a far comprendere i rischi del fumo. Oggi sta ricrescendo un po’ questa abitudine, soprattutto tra le donne, quindi secondo me è importante continuare a ricordarli.

A livello di strategia nella lotta contro il fumo come dobbiamo considerare alternative quali la sigaretta elettronica e il tabacco riscaldato?

Non ho ancora visto letteratura scientifica abbastanza solida da far comprendere come di fatto questa soluzione alternativa sia “più sana”. Ci sono un sacco di affermazioni generali, ma io dati strutturati in questo senso non ne conosco.

Per adesso è un giudizio che si dà a buon senso?

Sembra che le modalità di utilizzo di questi strumenti riducano alcuni rischi. Se è vero, questa soluzione è migliore rispetto a una sigaretta normale, ma abbiamo bisogno di più solidità per dire alle persone il motivo per cui la soluzione B è meglio della A. In generale tutto ciò che va nella direzione di comportare meno rischi per la salute va bene.

Ma tutto ciò va certificato con dei dati?

Non c’è dubbio. Ci vuole un grande studio, ci vogliono alcuni anni per avere certezze in questo senso.

Non c’è neanche la prospettiva di farlo almeno per il momento?

Non mi pare. Dalle informazioni che mi arrivano non mi sembra che la questione sia stata impostata in questo modo. Abbiamo bisogno sicuramente di informazioni.

Se fosse lei il ministro della Salute, cosa farebbe per combattere il fumo?

Intanto cercherei, appunto, di promuovere un’analisi seria sulle vie alternative, vorrei avere dei dati per capire che differenza fa in termini di rischio, dopo di che si può decidere di essere molto duri con la soluzione tradizionale e un po’ meno con l’altra. In mancanza di dati, fare una politica rispetto alla quale non sappiamo esattamente quale sia il livello di rischio secondo me non è “sano”. Si governa ciò che si misura, ciò che si conosce.

In questo momento cos’è che funziona nella lotta al fumo, cosa fa smettere effettivamente di fumare?

Nei corsi di disassuefazione dal fumo si lavora su di sé, sulla presa di coscienza di quel comportamento. Si lavora un po’ sull’autostima.

Un lavoro che si fa fatica a fare da soli?

Il tema è motivazionale, quindi il gruppo, la parte di lavoro insieme, cerca di dare al singolo le ragioni per questa motivazione. Ovviamente può riuscire in piccole percentuali anche da soli, ma è un’esperienza che va accompagnata. È un momento di “decompressione” che si fa in quel modo, magari si può decomprimere, come è normale che accada, anche con altri strumenti, come facendo una corsa, una camminata. Ce ne sono molte di cose che possono aiutare.

(Paolo Rossetti)

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