ESCLUSIVA/ Juventus, Puggina: «Del Piero, una bandiera come Boniperti. Ora aspetto solo una sua telefonata…»

- La Redazione

MARINO PUGGINA, storico fondatore della catena di supermercati Despar nonché in passato presidente del Calcio Padova, tratteggia il futuro di Alessandro Del Piero, predestinato nel ruolo di bandiera della Vecchia Signora, racconta il percorso che ha visto il giovanissimo Del Piero partire da San Vendemiano per approdare, a 16 anni, al Padova prima di spiccare il volo per la Juventus

delpiero_esulta_R375x255 Del Piero (ansa)

«Diventerà come Boniperti perché è un ragazzo serio, intelligente ed equilibrato». Con queste parole il commendatore Marino Puggina, storico fondatore della catena di supermercati Despar nonché in passato presidente del Calcio Padova, tratteggia il futuro di Alessandro Del Piero, predestinato nel ruolo di bandiera della Vecchia Signora.

Puggina, 89 anni, racconta il percorso che ha visto il giovanissimo Del Piero partire da San Vendemiano per approdare, a 16 anni, alla corte del Padova prima di spiccare il volo per la Juventus. Il presidente che riportò il Padova nella massima serie dopo più di trent’anni oggi ha ancora diversi sogni nel cassetto, fra questi quello di assistere con l’amico Boniperti in tribuna a un’ amichevole Juventus-Padova e di ricevere una telefonata dallo stesso Alessandro Del Piero. Quel Del Piero che Puggina portò a Cadore a farsi le ossa…

Commendatore, se le dico il nome di Alessandro Del Piero a cosa pensa?

Del Piero resta una creatura del Padova. Quando è arrivato a Padova ha accusato un periodo di decadenza fisica e allora l’ho portato personalmente, prima di entrare in prima squadra, sull’Altipiano d’Asiago per metterlo a posto. L’avevamo acquistato dal San Vendemiano, prodotto del vivaio del paese della provincia di Treviso. Si è messo subito in luce nel settore giovanile con i tornei di Viareggio e con gli altri tornei importanti. Abbiamo capito tutti che aveva qualcosa in più degli altri.

Che ricordi ha del giovane Alessandro Del Piero?

Era ed è una bravo ragazzo. Ho sempre avuto un ottimo rapporto, altrimenti non l’avei portato a Cadore per tirarlo un po’ su.

Poi arrivò la Juventus…

I bianconeri avevano compreso che era un talento da lanciare. Con l’aiuto del direttore sportivo Aggradi, che proveniva dall’ambiente torinese, chiudemmo la trattativa con Boniperti, che ancora oggi resta un amico. Da membro della Lega, al tempo ancora un misto di una rappresentanza di A e di B, ho potuto instaurare una serie di conoscenze, prima fra tutte proprio quella con Boniperti.

Del Piero, dopo aver rinnovato il contratto, continua ad essere una bandiera per la Juventus…

Diventerà come Boniperti perché è un ragazzo serio, intelligente ed equilibrato.

Ci racconti il suo percorso di avvicinamento da dirigente al mondo del pallone

Sono sempre stato un tifoso del Padova, abitavo in corso Vittorio Emanuele alle spalle dello stadio Appiani. Ero in contatto con Nereo Rocco e conoscevo tutti i giocatori.

Negli anni Ottanta decise di mettere al servizio della città la sua esperienza maturata in campo professionale

Nel 1980 sono entrato nella struttura societaria e poi dal 1986 ho ricoperto la carica di presidente. Quando sono arrivato ho deciso di prendere in mano la situazione, di attivare un programma serio da imprenditore. Mi sono preposto degli obiettivi e sono riuscito a realizzarli.

Il suo Padova ritornò in serie A nel 1994 dopo 32 anni di assenza, cosa si ricorda di quel periodo?

E’ stata dura, ma mi sono preso delle grosse soddisfazioni. Era un gruppo meraviglioso a partire dal direttore sportivo Aggradi, che era perfetto nella ricerca dei giocatori, agli stessi atleti, tutti di un certo livello.

Poi a un certo punto ha abbandonato tutto…

Quando ho raggiunto la serie A, ho dato le dimissioni ma inizialmente sono rimasto proprietario, poi sono uscito.

Perché?

Perché è un ambiente che costa molto. Adesso, però, provo molta nostalgia.

Cosa le ha insegnato il mondo del calcio?

A soffrire e a cercare al tempo stesso la serenità in un ambiente che, le assicuro, non è certo facile. Ho accumulato tanta esperienza, anche dal contatto umano con i tifosi nelle diverse categorie. Sono stato estremamente soddisfatto.

Nel calcio il suo modello ha fatto strada?

Con l’amicizia e il dialogo ho mantenuto degli incarichi anche in Lega, ma non era facile per uno che veniva da una squadra di provincia.

Ha visto da vicino il calcio degli anni Sessanta e ha affrontato da protagonista quello a cavallo degli anni Ottanta-Novanta, oggi quali sono secondo lei i problemi del mondo del pallone?

I problemi sono tanti, ma prima di tutto bisogna ridimensionare la corsa all’acquisto dei giocatori. Abbiamo toccato un livello pazzesco, serve maggiore equilibrio. Le società non possono mantenere i giocatori a quelle cifre, poi succede che crolla tutto.

Come vede il Padova di oggi dopo la promozione in serie B?

Il Padova di oggi ha grosse prospettive, sta attraversando un periodo simile al mio. Il presidente ha le capacità da imprenditore con un potenziale valido, deve essere aiutato a livello esterno e non parlo solo dal punto di vista economico. Spero possa andare avanti per riportare la città in serie A, là dove merita di restare.

Ha qualche sogno nel cassetto?

A 89 anni è giusto che tiri un po’ i remi in barca, però…

Però?

Mi piacerebbe assistere in tribuna con il mio amico Boniperti a un’amichevole Juve-Padova. Spero di poterlo vedere e ricordare i bei tempi passati.

Quella trattativa per Del Piero ha fatto la fortuna della Juve e del giocatore, non le pare?

Mi piacerebbe molto anche ricevere una telefonata da Del Piero, da diverso tempo non lo sento. E’ stato molte volte a Padova per una serie di incontri o conferenze, ma io non ho più l’età per girare.

(Luciano Zanardini)





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