SIRIA/ Al-Khatib (Syria Al-Shaab): Assad distrugge le chiese per ritorsione contro i cristiani

- int. Qutaiba Al-Khatib

Per QUTAIBA AL-KHATIB, i cristiani hanno sostenuto le proteste, aperto le chiese ai ribelli, fornito loro cibo e un luogo per dormire. E il regime ha reagito radendo al suolo i loro villaggi

carro_armato Un carro armato di Bashar Assad

Ieri per la prima volta dall’inizio del conflitto siriano i carri armati di Assad sono stati costretti a entrare nel centro di Damasco per rispondere agli attacchi dei ribelli nel cuore della capitale. Il premier turco, Recep Tayyip Erdogan, ha commentato: “Non ci sono più parole per descrivere quello che accade in Siria. Questi massacri crudeli e tentativi di genocidio, questa brutalità disumana non sono altro che il rumore dei passi di un regime che se ne va”. In molti però temono che la caduta del dittatore possa essere l’inizio della persecuzione per i 2,5 milioni di cristiani presenti nel Paese, che sotto Assad hanno goduto di una relativa libertà. Ilsussidiario.net ha chiesto di commentare l’attuale fase del conflitto a Qutaiba Al-Khatib, giornalista in esilio della tv siriana d’opposizione “Syria Al-Shaab”.

Prima dell’inizio della rivoluzione, la Siria era un Paese relativamente benestante. Da dove sono nate realmente le proteste contro Assad?

Da 40 anni in Siria non esiste la democrazia, mentre prima del 1971, anno della salita al potere di Hafez-al-Assad, padre di Bashar, il nostro era un Paese libero, con quotidiani non sottoposti a censura e tutte le caratteristiche di uno Stato moderno. Da quando si è impadronito del governo, il clan Assad è stato capace soltanto di compiere eccidi.

Che cosa accadrà ai cristiani siriani dopo la caduta di Assad?

Nulla, perché i cristiani hanno sostenuto le proteste, aperto le loro chiese ai ribelli, fornito loro cibo e un luogo in cui dormire. Tanto è vero che a Homs, Assad ha distrutto la chiesa di San Giorgio, una delle più antiche presenti nel Paese. La stessa sorte è toccata a tre villaggi cristiani vicini a Idlib, distrutti perché sostenevano l’Esercito Siriano Libero. I musulmani siriani sanno che le chiese sono le fondamenta del Paese, perché i cristiani vi si sono stabiliti prima di loro.

Secondo il regime l’Esercito Siriano Libero utilizzerebbe i civili come scudi umani …

Questa è una provocazione. Se non ci fosse l’Esercito Siriano Libero, ogni giorno nel Paese si verificherebbe un massacro come quello di Srebrenica (la città bosniaca dove nel 1995 furono uccise 8mila persone, Ndr). Tutto ciò che fa l’armata ribelle è proteggere le proteste, e in questo è più forte dell’Esercito regolare perché è spinta da una motivazione ideale. I militari di Assad al contrario uccidono le donne e i bambini tagliando loro la gola armati di coltello. I loro massacri finora sono stati innumerevoli, da Hama a Douma e a Baba Amr. Gli elementi più pericolosi sono i cosiddetti Shabiha, pagati dalla famiglia di Assad dai 5mila ai 10mila dollari al giorno solo per uccidere.

Perché tanta ferocia?

Perché gli alawiti (la minoranza religiosa cui appartiene Assad, Ndr) pensano che se perderanno il potere, saranno uccisi uno a uno. Il loro è un timore infondato, ma li spinge a compiere qualsiasi cosa. A Douma l’Esercito Siriano Libero ha protetto i civili per 20 giorni, e quando ha lasciato la città le forze di Assad vi sono penetrate pugnalando i civili uno a uno, fossero essi bambini, donne o anziani. Hanno violentato le ragazze e poi le hanno uccise. Questo è il codice etico delle forze di Assad.

 

Il regime tuttavia continua a sembrare imbattibile …

 

Non è vero, dopo un anno e nove mesi di combattimenti il suo Esercito si sente stanco e i soldati spesso non obbediscono più agli ordini dei generali. A uccidere i civili non sono più i militari di professione, ma i cosiddetti Shabiha. In Siria sono stati arrestati dei militari provenienti dall’Iran, dall’Iraq o dalle milizie di Hezbollah. Sono stati questi ultimi ad attaccare la popolazione, con lo scopo di scatenare la guerra civile.

 

Si direbbe che ci siano riusciti …

 

In realtà non è così, e il motivo è che lo stesso Assad sa che in caso di guerra civile perderebbe in quanto cristiani, sunniti e drusi si coalizzerebbero contro di lui. Il presidente pur di mantenere il potere sarebbe anche pronto a uccidere un milione di persone, perché l’Occidente non potrà mai intervenire come ha fatto in Libia. Il dittatore è sostenuto da Cina, Russia, Iran, Iraq ed Hezbollah, attraverso denaro e rifornimento di armi. Per questo è indispensabile che l’Occidente metta Assad con le spalle al muro, non con un intervento militare ma con una presa di posizione inequivocabile.

 

Dopo che lei ha lasciato la Siria, la sua famiglia si trova ancora nel Paese?

 

Sì. Nella mia città, Idlib, hanno distrutto la casa di mio padre, ucciso due dei miei cugini e due mesi fa hanno arrestato mio fratello Anar, un ingegnere civile dell’Università di Aleppo, soltanto perché è mio fratello. Da allora ha più ricevuto notizie di lui? No, in Siria quando qualcuno è incarcerato non può più contattare nessuno. So soltanto che non è accusato di nulla se non di essere mio fratello.

 

(Pietro Vernizzi)







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