LOMBARDIA/ Albertini: Silvio preferisce i cortigiani, e io mi candido lo stesso

- int. Gabriele Albertini

GABRIELE ALBERTINI, ex sindaco di Milano ed europarlamentare, annuncia che correrà per la Lombardia in tutti i casi, con o senza l'appoggio del Pdl. Nessuna alleanza invece con la Lega

gabriele_albertini_ppiano1R400 L'ex sindaco di Milano Gabriele Albertini

Gabriele Albertini lo aveva annunciato pochi giorni fa: “Se il Pdl farà cadere anticipatamente il Governo Monti, per creare un asse con un partito demagogico come la Lega, sarà difficile riconoscermi in questo partito”. Oggi, in effetti, il cammino dell’europarlamentare ed ex sindaco di Milano verso la Regione Lombardia sembra viaggiare più che mai parallelamente a quello di Silvio Berlusconi che, come annunciato, ha da poco incontrato Roberto Maroni. Intanto dal tavolo regionale del Pdl, convocato recentemente presso la sede di viale Monza, è trapelata la notizia che il Cavaliere potrebbe chiamare a breve Albertini per cercare di convincerlo a ritirarsi dalla corsa al Pirellone: “Non ho ricevuto alcuna telefonata – spiega lo stesso Albertini a IlSussidiario.net –. Neanche un mese fa ho chiamato io stesso Berlusconi semplicemente per dare la mia disponibilità a un eventuale incontro, ma non ho ricevuto risposta e non sono stato richiamato, quindi ho ritenuto che l’argomento non lo interessasse. Naturalmente se Berlusconi volesse contattarmi non rinuncerei a un colloquio, ma certamente non con la finalità di ritirarmi”.

Ci conferma quindi la sua candidatura?

La “nostra” candidatura è diventata ormai talmente estesa, dopo aver coinvolto tantissime persone, cittadini e associazioni, che anche volendo non può più essere fermata. Si tratta di una realtà che andrà avanti in ogni caso, anche da sola senza alcun apparentamento con altri partiti, cosa che comunque non vorrei avvenisse.

Come mai?

Perché la lista con cui mi presento non dovrà essere una semplice “scialuppa” di salvataggio alla deriva, ma un vero e proprio vascello con cui affrontare la navigazione. Ho avuto modo di vedere alcuni sondaggi secondo cui al momento la nostra lista è in un testa a testa con Ambrosoli e tutta la sinistra nelle aree metropolitane di Milano, Brescia e Monza, dove quindi la presidenza alla Regione è assolutamente contendibile. Mettendo poi insieme tutto il mondo lombardo, è chiaro che la presenza di un altro candidato come Maroni, nell’area non dichiaratamente di sinistra, può influenzare l’elettorato moderato e portare a diverse situazioni.

Ha quindi intenzione di presentarsi anche senza l’appoggio del Pdl?

Certamente, anche perché le persone che prendono parte a questa lista sono assolutamente credibili, capaci e oneste, con un programma che, in modo coerente e trasparente, prevede un forte ancoraggio al Partito Popolare Europeo (PPE) come sistema di valori, riferimento alla famiglia europea e all’economia sociale di mercato. Non siamo un partito populista, come la Lega o come forse verrà plasmato il Pdl, ma siamo un partito popolare che racconta la verità ai propri concittadini. Non come chi si limita a dare ogni colpa all’euro o a definire inutile lo spread.

Secondo lei quindi lo spread non è “un imbroglio”?

No, visto che cento punti di spread equivalgono a tre miliardi di maggiori costi per il sistema statale che, invece di essere utilizzati per servizi alla collettività, sono destinati a pagare gli interessi sul debito. Questa è la ragione per cui è caduto il governo Berlusconi e per cui invece col governo Monti lo spread si è dimezzato.

Quali forze potranno confluire nella lista con cui corre?

Spero che possano prenderne parte i movimenti moderati e centristi, da Montezemolo a Giannino, anche se quest’ultimo è stato purtroppo convinto da due professori universitari che vivono in America, presenti all’interno del suo movimento, che chiunque abbia ricoperto ruoli nelle istituzioni, rappresentative o di governo, abbia un marchio di infamia incancellabile. Se questo significa “fermare il declino”, allora il primo a essere incompatibile con questo disegno sono proprio io.

Come si spiega il fatto che Berlusconi sembra sempre più intenzionato a fare a meno di lei?

Quando ho conosciuto Berlusconi, verso la fine degli anni ’90, quando ero presidente degli industriali metalmeccanici, sono stato presentato da Confalonieri e Romiti come antagonista a Fumagalli, un imprenditore a cui bisognava contrapporre qualcuno della stessa categoria. A quel tempo l’entourage di Berlusconi era composto da persone come noi, arruolati, come diceva lui, “dalla trincea del lavoro” o accademici dell’università.

Cosa vede oggi invece?

Oggi Berlusconi è circondato da persone di categoria completamente diversa: evidentemente esiste una fase in cui l’imperatore chiama i legionari per andare in battaglia e per combattere, mentre preferisce circondarsi da cortigiani, cortigiane e pretoriani quando pensa che l’impero sia ormai molto solido. Quando però è ora di ritornare sul campo, perché arrivano i “barbari”, potrebbe accorgersi che ormai è troppo tardi per tornare indietro, facendo crollare l’impero.

Chi crede che potrà appoggiarla nell’area cattolica del Pdl?

Con Mario Mauro ho un rapporto stupendo. E’ una persona che stimo molto, sia dal punto di vista umano che politico, quindi sono molto soddisfatto di avere un capodelegazione con le sue qualità. Il presidente Formigoni è stato protagonista di una fase di conflittualità interna al Pdl che ha riguardato la mia modesta persona come possibile candidato, quindi certamente anche lui è una figura importante. Per quanto riguarda Maurizio Lupi, invece, francamente non è ancora chiaro da che parte stia: da un lato è ancora molto compromesso con la corte berlusconiana, ma dall’altro è anche molto vicino alle sue “origini”, quindi bisognerà vedere con chi sceglierà di schierarsi.

In tutti i casi lei esclude un eventuale appoggio a Maroni?

Tempo fa ho presentato i cosiddetti cinque punti irrinunciabili, vale a dire le condizioni quadro entro cui si può prendere in considerazione un’alleanza con la Lega. Fatta eccezione per il primo punto, in cui si prevede la creazione di una macroregione del Nord, anche se non quella che ha in mente Maroni, su cui una certa convergenza potrebbe anche essere ipotizzabile, sugli altri argomenti non c’è assolutamente alcun punto di contatto. A cominciare dall’ultimo, il più importante, che riguarda l’uscita dall’euro, su cui abbiamo visioni diametralmente opposte. Ma lo stesso avviene anche su temi come la liberalizzazione e la privatizzazione delle società controllate dai Comuni e il riordino delle province, quindi di fronte a tutto ciò mi sento di poter escludere ogni ipotesi di alleanza.

Attorno a lei si potrebbe riunire un’aggregazione “montiana” orientata verso il centro?

Personalmente stimo molto la persona di Monti, la sua superiorità intellettuale e le sue qualità morali, anche se come tutti posso avere qualcosa da osservare sull’azione di governo. Devo però ammettere che, per la salvezza del Paese, lo vedrei bene come candidato a presidente del Consiglio o capolista di una lista centrista e liberista che possa interporsi tra la destra plebiscitaria, populista e demagogica che si sta coagulando intorno alla figura di Berlusconi, e la sinistra che invece, per quanto variegata, ha al suo interno delle componenti massimaliste e ideologiche che sono evidentemente antistoriche e antisistema.

 

(Claudio Perlini)    





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