IMU/ Alfieri (Pd): destiniamola interamente ai Comuni e aboliamo la quota statale

- int. Alessandro Alfieri

Una proposta per lasciare l’intero gettito Imu ai Comuni, anziché destinarne parte allo Stato. Come spiega il primo firmatario, ALESSANDRO ALFIERI, l’iniziativa viene dal Consiglio lombardo

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Una proposta per lasciare l’intero gettito Imu ai Comuni, anziché destinarne una parte allo Stato. E’ quella che viene dal Consiglio regionale della Lombardia, che martedì ha approvato una mozione con i voti di tutti i partiti tranne l’Italia dei Valori. Attualmente l’Imu sulla prima casa resta interamente ai sindaci, mentre il 50% di quella sulla seconda casa va allo Stato. Il governo Monti sta lavorando a una riforma per rendere facoltativa l’imposta sull’abitazione principale, tagliando però i trasferimenti dello Stato ai Comuni della stessa somma che Roma ricava dall’imposta sulla seconda casa. Ilsussidiario.net ha intervistato Alessandro Alfieri, consigliere regionale del Pd e primo firmatario della mozione lombarda.

Alfieri, la sua proposta è molto simile a quella del governo Monti …

In realtà esiste una differenza fondamentale: il governo intende rendere facoltativa l’imposta sulla prima casa, mentre la nostra mozione riguarda la seconda abitazione. Chiediamo che la quota del 50%, che è previsto che vada allo Stato, resti invece ai Comuni. In questo modo l’Imu sulla prima e sulla seconda casa, per quanto riguarda il gettito e le aliquote, sarebbe di piena competenza dei sindaci. E’ un modo per garantire alle amministrazioni locali l’autonomia tributaria e fare partire il federalismo fiscale. L’imposta in questo modo è realmente municipale, e non è costruita come una tassa statale di cui il 50% rimane sul territorio e il 50% va a Roma: l’intero gettito rimane di competenza comunale.

In che modo il governo potrà compensare il mancato gettito?

Con la diminuzione dei trasferimenti che passano dallo Stato alle Regioni e da quest’ultime ai Comuni, in misura proporzionale alla somma ricavata dall’Imu con aliquota standard.

E dove sarebbe il miglioramento per i municipi?

Più che per un aumento del gettito, che potrebbe comunque anche esserci, il miglioramento sarebbe legato al fatto di garantire loro un’autonomia tributaria e una competenza esclusiva in fatto di Imu. Tutta la somma ricavata rimarrebbe infatti sul territorio e il sindaco deciderebbe l’aliquota esclusivamente in base alle sue esigenze di bilancio. Il nostro obiettivo è innanzitutto quello di affermare un principio: l’Imu è un’imposta municipale, nei cui confronti è giusto che gli amministratori locali si assumano la piena responsabilità di fronte ai cittadini. In questo modo gli elettori saprebbero esattamente per quali servizi sono utilizzate le loro tasse.

Con il sistema attualmente in vigore, che cosa accade se un Comune virtuoso riduce l’aliquota?

Un Comune deve versare allo Stato il 50% del gettito dell’aliquota standard pari al 7,6%. Se quindi riduce l’aliquota, la somma che deve pagare al governo rimane uguale. La conseguenza è che i sindaci non sono incentivati a chiedere di meno ai cittadini, tanto è vero che non lo fa nessuno. Se lo Stato dovesse recepire la mozione di cui sono il primo firmatario, un Comune potrebbe invece diminuire l’aliquota standard senza perderci.

 

Si tratta di una battaglia bipartisan o di un’iniziativa del Pd sostenuta anche da altri partiti?

 

I principi affermati attraverso la mozione del Consiglio regionale lombardo rappresentano una battaglia portata avanti in modo trasversale dai sindaci italiani attraverso Anci. Gli amministratori del Partito Democratico sono impegnati in prima battuta, ma l’iniziativa è condivisa anche da sindaci del Pdl.

 

E’ fiducioso nel fatto che il governo Monti possa accogliere la sua proposta?

 

Su questo punto esiste un negoziato tra Consiglio dei ministri e Anci. La mia mozione, approvata martedì, diventa proposta del Consiglio regionale al governo, e si aggiunge quindi al lavoro che sta conducendo Anci, diventando una pressione ulteriore in questa direzione.

 

Lei è favorevole alla proposta del governo per rendere facoltativa l’Imu sulla prima casa?

 

Anche questa proposta può garantire una maggiore autonomia agli enti locali, e quindi può essere una delle ipotesi su cui lavorare. Mi convince però molto di più l’iniziativa lombarda, perché fornisce una maggiore certezza agli enti locali di avere le risorse necessarie. Nell’ipotesi in cui l’Imu sulla prima casa fosse abolita e i trasferimenti statali fossero tagliati, poi i Comuni dovrebbero ridurre le spese o trovare nuove entrate, e quindi rischierebbero di andare incontro a difficoltà. Rendere facoltativa l’Imu sulla prima casa non garantirebbe nessun vantaggio. E anche la scelta meno drastica di ridurla, portandola per esempio allo 0,2%, con l’esenzione esistente pari a 200 euro equivale ad azzerarla.

 

(Pietro Vernizzi)





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