ALEMANNO-BIS/ Oltre parentopoli e la politica del bilancino

- Andrea Mancia

Secondo ANDREA MANCIA solo mettere nuovamente al centro una visione della città incentrata su famiglie, giovani e liberalizzazione del settore economico potrà ridare slancio all'azione di Alemanno

alemanno_cutrufoR400 Gianni Alemanno e Mauro Cutrufo (foto Imagoeconomica)

Era partito per fare il più classico dei blietzkrieg. Invece si è ritrovato accerchiato e in difficoltà come i tedeschi durante l’Offensiva delle Ardenne, senza neppure la giustificazione di avere di fronte il generale Eisenhower. Partito per azzerare una giunta zoppicante (e magari distogliere l’attenzione dei media dalla “parentopoli” romana), il sindaco Alemanno si è ben presto trovato invischiato nella solita melassa di correnti e sotto-correnti, mediazioni e mediatori, personalismi e manovre di piccolo cabotaggio. Il pericolo che corre è quello di dare vita ad una giunta-bis per nulla “rivoluzionaria”, che rischia di accentuare le lacerazioni interne di una maggioranza sempre più divisa e rissosa. Speriamo che gli “uomini immagine” della società civile scelti dal sindaco – che siano ex dirigenti di Bankitalia o presidenti delle Acli – possano contribuire a puntellare la solidità complessiva dell’amministrazione comunale. Ma sembra che negli ambienti dell’eterogenea destra romana ci sia già pensando a come organizzarsi per trovare un successore del primo cittadino.

Fino ad oggi, per mantenere il controllo della situazione, il sindaco ha utilizzato con successo la tattica millenaria del “divide et impera”, alleandosi di volta in volta con questa o quella fazione, a seconda delle convenienze politiche di breve periodo. Ma a questo schema di gestione dell’esistente non si è mai accompagnata una “visione”, un progetto politico di ampio respiro capace di traghettare la Capitale al di fuori delle secche rutelliane e veltroniane in cui è incagliata da decenni. Cosa di cui oggi c’è veramente bisogno.

Non è certo con il bilancino della partitocrazia che il sindaco Alemanno può pensare di poter uscire dallo stallo. I problemi di Roma sono così profondi e così sedimentati che l’unica prospettiva poteva essere quella di un “colpo di reni”, nel metodo e nella sostanza. Per quanto riguarda il metodo, il rimpasto potrebbe rivelarsi un passo indietro. Per quanto riguarda la sostanza, vedremo. Certo che le prime avvisaglie, per esempio l’esclusione dell’assessore alla Cultura, Umberto Croppi (che pure non si era segnalato come il “peggiore” tra gli interpreti della prima giunta), non depongono a favore di questo nuovo esperimento.

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«Le buone idee – diceva Albert Einstein – sono davvero rare». Ma senza scomodare quelle «buone», l’impressione è che a questa amministrazione comunale le idee facciano fatica a farsi largo.

 

Più che gli equilibri fra le correnti e il bilancino nell’assegnazione degli incarichi, il sindaco deve riniziare a puntare sulla Politica con la “P” maiuscola. Quella che gli aveva permesso di salire al Campidoglio sulla scorta di alcune idee, di una visione della città basata sul ruolo delle famiglie, sulla valorizzazione dei giovani, sulla liberalizzazione di una realtà economica dall’altissimo potenziale. Solo così si potrà ripresentare al voto con la veste di innovatore, scrollandosi di dosso l’ombra di parentopoli.
 







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