Formula 1/ Piloti dimenticati: Felice Bonetto, il driver con la pipa

- Massimo Piciotti

MASSIMO PICIOTTI ricorda Felice Bonetto nel cinquantesimo anniversario della morte del pilota di Formula 1, capace di fumare la pipa in gara ma anche di ottenere ottimi risultati

Bonetto_pilota_pipa Felice Bonetto al volante con la pipa (archivio Piciotti)

Cosa pensereste se oggi un pilota si presentasse sulla griglia di partenza di un Gran Premio stringendo tra le labbra una pipa e fumando tranquillamente durante la corsa? Probabilmente che è completamente impazzito oppure che si è inventato uno scherzo un po’ bislacco. Invece per Felice Bonetto, una delle più interessanti e dimenticate figure dell’automobilismo italiano fra le due guerre e nel primo periodo post-bellico, questa era una consuetudine assolutamente normale. Certo, non lo faceva sempre, ma era un vezzo che si concedeva di tanto in tanto anche su una monoposto di Formula 1: fumò durante le prove del Gran Premio di Germania 1952 sulla sua Maserati ufficiale e fu immortalato in una delle più incredibili ed originali fotografie mai scattate su una pista. Basterebbe questo per capire la distanza siderale, culturale e tecnica, che passa tra le corse automobilistiche di oggi e quelle romantiche, pionieristiche e coraggiose dei quei tempi eroici. Ma Bonetto, al di là di questa sua bizzarra caratteristica, era tutt’altro che un personaggio solo coreografico: conosciuto come “il Pirata”, Felice era un pilota di grande talento che faceva del coraggio, della determinazione, dell’irruenza e del sangue freddo la sua forza principale. Nato nei pressi di Brescia nel 1903, era già assai attivo negli anni ’30 e colse il suo più prestigioso risultato nei Grand Prix nel 1933, quando su una Alfa Romeo si piazzò terzo al GP d’Italia a Monza. Dopo che il conflitto interruppe bruscamente la sua carriera come anche quella dei suoi colleghi del tempo, Bonetto riprese la sua attività nel 1946 con le piccole Cisitalia, prima di entrare nella prestigiosa Scuderia Milano che a quei tempi rappresentava di fatto il reparto corse ufficiale della Maserati. Nel 1950, anno di istituzione del primo Campionato Mondiale di Formula 1, Bonetto, che aveva già 47 anni, era uno dei piloti più anziani in pista: nonostante ciò colse un ottimo quinto posto a Berna nel Gran Premio della Svizzera che gli valse i suoi primi punti nella classifica iridata. Nel 1951 venne ingaggiato dalla Squadra Corse Alfa Romeo come quarto pilota e finì ancora terzo a Monza, sebbene solo dopo aver lasciato la vettura durante la gara al caposquadra Fangio come i regolamenti dell’epoca permettevano. Nel 1952 “rientrò all’ovile” nella scuderia ufficiale Maserati, che in quell’anno tornava a gestire direttamente le sue vetture sulle piste. Nelle competizioni sportcar, invece, firmò per la emergente Lancia e conobbe una vera e propria seconda giovinezza. Con la “B20” della scuderia torinese vinse la Targa Florio, suo maggior successo in carriera e culmine di un anno da incorniciare. Dopo una buona stagione ’53 in Formula 1 che lo vide ancora terzo a Zandvoort condividendo la guida con Froilan Gonzalez e altre due volte a punti, Bonetto fu iscritto dalla Lancia alla Carrera Panamericana, la pericolosissima ed avventurosa “Mille Miglia del Nuovo Mondo” di cui lui era un veterano. In un assolato pomeriggio australe nei pressi della città messicana di Silao, la sua Lancia finì contro un lampione mentre stava cercando di insidiare la prima posizione della Ferrari di Piero Taruffi. Felice morì sul colpo: aveva da poco compiuto 50 anni. Era il 20 novembre 1953, esattamente sessanta anni fa.







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