IL FATTO/ Se anche la droga è un mezzo per arrivare a Dio

- La Redazione

Come scrive MARIA STELLA BUSCEMI, le storie di Maria Rizzuto e di don Paolo Buscaroli parlano dell’incontro con Dio avvenuto attraverso percorsi accidentati e ricchi di pericoli

cocaina-droga Immagine di archivio

Una vita spericolata: dalla droga alla fede. Questo il titolo del secondo dei quattro incontri organizzati da Il Cantiere della Famiglia nell’ambito del Progetto “Famiglia Insieme”, finanziato dalla Regione Lazio ed inserito nel contesto del I Municipio del Comune di Roma, svoltosi il 12 novembre scorso. Ha introdotto i lavori Maurizio Dell’Unto, consulente legale de Il Cantiere della Famiglia, che ha illustrato sinteticamente come è nata l’associazione e in quali ambiti opera e ha ricordato che l’incontro è il secondo di un ciclo iniziato il 23 ottobre scorso con un focus sulla famiglia e la crisi economica. La parola è quindi passata ai protagonisti: don Paolo Buscaroli, sacerdote della Fraternità S. Carlo Borromeo, e Maria Rizzuto, psicoterapeuta familiare de Il Cantiere della Famiglia. “Quando il lavoro diventa passione”: così Dell’Unto ha presentato Maria Rizzuto, che per 15 anni ha lavorato per una cooperativa sociale, fornendo assistenza domiciliare ai malati di Aids, in gran parte tossicodipendenti.

“All’inizio – ha confessato – facevo fatica ad accettare queste persone ‘malate’. Avevo un pregiudizio che è venuto meno nell’esperienza, nello stare con loro. Mi sono resa conto che quelle persone non chiedevano altro che essere accolte e abbracciate; nello stesso tempo, nel rapporto con loro e con i loro familiari anche io mi sentivo accolta e amata”. Ha quindi portato due esempi concreti a dimostrazione che tutti gli uomini hanno bisogno di essere amati e accompagnati. “Per me la droga è stato un mezzo per arrivare a Dio. Il Signore l’ha usata perché io Lo potessi incontrare”. Può sembrare assurdo ma è proprio quello che è accaduto a Paolo Buscaroli, oggi prete missionario. “Mi sono avvicinato alla droga – ha esordito – perché, come tanti miei coetanei, non trovavo nulla che mi desse soddisfazione. Avevo tante domande e soprattutto una: c’è qualcosa per cui vale la pena vivere? Ma nessuna risposta”. “All’inizio ho pensato che la droga potesse avvicinarmi alla risposta. Ma – questo l’ho capito dopo – la droga è ancora un’altra illusione”. Per il giovane Paolo, la svolta avviene nell’incontro con alcune persone, cristiane, del suo paese, che “mi hanno accolto per quello che ero”. “Anche loro avevano le mie stesse domande ma – era quello che più mi incuriosiva – sostenevano di aver trovato qualcuno che le aveva prese sul serio”. “Quello che mi dicevano – ha detto ancora don Paolo – corrispondeva alle attese del mio cuore”. Da qui, la decisione di stare con loro, di seguirli, fino alla scelta di entrare in seminario. Diventa prete e viene mandato in America Latina, prima in Cile e poi in Paraguay. Attualmente è a Roma, vice parroco nella chiesa di Sant’Eusebio all’Esquilino.

“La vita – ha concluso il suo intervento don Paolo – cambia non per una morale ma per un amore, per un abbraccio”. Rimandiamo l’appuntamento al terzo incontro che si terrà martedì 26 novembre alle ore 18.00 presso la Pontificia Università Antonianum, Via Merulana 124 Roma, dal titolo: “Matrimonio risorsa da scoprire” – sensibilizzare ad uno sguardo di accoglienza e di sostegno. Interverranno la giornalista e scrittrice Costanza Miriano e l’avvocato Antonella Emili esperto in diritto di famiglia, introdurrà Emma Buscemi presidente de Il Cantiere della Famiglia.

(Maria Stella Buscemi)





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