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Home » Cronaca » TEMA CHOC A SCUOLA/ “Chi uccideresti per primo?”: io, insegnante, “sto” con le maestre

  • Cronaca

TEMA CHOC A SCUOLA/ “Chi uccideresti per primo?”: io, insegnante, “sto” con le maestre

Gianfranco Lauretano
Pubblicato 18 Ottobre 2014
scuola_bambini_classeR400

Infophoto

"Chi uccideresti per primo, tra tuo padre, tua madre e tuo fratello?" è il titolo-choc di un tema dato da due maestre ai loro alunni di terza elementare. GIANFRANCO LAURETANO

Su una vicenda di apparente malaeducazione accaduta in una scuola italiana provo a fare l’avvocato del diavolo, in questo caso le due insegnanti.

“Chi uccideresti per primo, tra tuo padre, tua madre e tuo fratello?” è il titolo di un tema dato da due maestre (“alla soglia della pensione” dicono i giornali) ai loro alunni di terza elementare in una provincia piemontese. Non solo: le stesse hanno fatto riferimenti espliciti e incauti (“quando papà si intrattiene con le prostitute lungo la strada”) e chiesto agli alunni massaggi al collo. Le denunce dei genitori, pur provate con registrazioni video dei carabinieri, sono state archiviate dalla Procura, che non ha ravvisato illecito penale. I genitori hanno dato mandato agli avvocati e la guerra continua.


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C’è qualcosa di strano, verrebbe da dire. Intanto l’età delle maestre, chiaramente avanzata, per cui è difficile pensare che abbiano compiuto atti così gravi solo adesso. Sono impazzite? E se no, perché non scoprirle prima? Il titolo del tema è duro, non tanto per il riferimento alla morte: i bambini giocano con la morte, e ci sono fior di genitori pronti a puntare il dito e a far da avvocati difensori che poi non si fanno scrupolo di consentire ai figli la visione di programmi o videogiochi in cui ammazzamenti, risurrezioni di cattivi e riammazzamenti vengono sciorinati con quotidiana noncuranza. Un tema del genere potrebbe essere la conclusione di un percorso sull’aggressività, sulla violenza di cui gronda la vita anche dei nostri piccoli, purtroppo. 


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Rimane quella strana richiesta di “preferire” il familiare da uccidere, sinceramente inspiegabile… La cosa però non è ancora penale. Anche le battute sessuali sono assolutamente inopportune, perfino nel caso, assai probabile, che davvero le maestre abbiano notizia di qualche padre dei loro alunni a caccia notturna di piacere a pagamento. Non dimentichiamo però che viviamo in un paese, anzi in una comunità di stati, l’Europa, che ha prodotto documenti di carattere educativo in cui si istruiscono gli insegnanti a invitare i bambini a masturbarsi, per un rapporto “libero” con la sessualità (ma i genitori l’hanno saputo questo? Qualcuno sì, quando i bambini sono tornati a casa a raccontarlo, come è accaduto a Bologna). Delle due l’una: o denunciamo tutta la Comunità europea o anche queste battute sessuali, pur decisamente grasse, non hanno superato il limite del penale. 


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Tantopiù i massaggi al collo: il segmento della scuola primaria è ancora a un livello in cui l’affettività è pedagogicamente importante e chi se ne intende sa che certe volte un buffetto, una battuta simpatica o una carezza sulla testa di un bambino sono molto più convincenti a farlo apprendere e sentire al proprio posto a scuola di tanti discorsi buonisti e tante liste di regole o regolette di “convivenza democratica”, che risultano spesso incomprensibili ai bambini. Affettività fisica che è persino teorizzata da certi nuovi pedagogisti.

Ma, in conclusione e uscendo dal ruolo di avvocato del diavolo, proprio qui sta il punto: sulla scuola, sull’educazione, sui bambini, siamo ormai in un completo marasma: lo stesso atto può diventare positivo o negativo, male o bene, sporco o pulito. Che sia un genitore iperprotettivo cacciatore di streghe-maestre, un dirigente iperfiscale o un’insegnante impazzita in odor di pensione, la realtà è che abbiamo perso completamente la bussola. Oltretutto l’informazione è infida, sempre a caccia di mostri e scoop, non si sa quanto attendibile. I casi si montano e smontano continuamente, le ferite invece restano. In questo episodio specifico, la cosa più saggia è fidarsi della Procura: le prove documentali non mancano. Ma per quanto riguarda le basi dell’impegno educativo che l’intera società ha il dovere di assolvere, sembra di essere davvero nell’alto di un mare in burrasca.


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