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Home » Economia e Finanza » FINANZA/ Così i Bric mettono alle corde Italia e Ue

  • Economia e Finanza

FINANZA/ Così i Bric mettono alle corde Italia e Ue

Mauro Artibani
Pubblicato 17 Novembre 2012
Spesa_Carrello_VuotoR439

Immagini di repertorio (Infophoto)

Gli ultimi dati sul Pil continuano a essere negativi. Il tutto per un’alterazione del rapporto di scambio Produzione/Consumo che non riesce a sistemarsi. L’analisi di MAURO ARTIBANI

Pil, sempre Pil, fortissimamente Pil: in Italia, dicono i dati Istat, nel terzo trimestre il Pil scende dello 0,2% e si tratta del quinto calo consecutivo; l’Eurozona entra ufficialmente in recessione per la seconda volta in tre anni, lo dice Eurostat, che indica un calo dello 0,1% del Pil nel terzo trimestre per i paesi dell’euro e dello 0,5% nel 2012. A proposito, il Pil è diminuito pure dello 0,9% in Giappone. Gli altri paesi vivacchiano.


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Dati catastrofici, dati che però dicono cosa accade, non perché. Già, perché accade tutto questo? Suvvia, accade quando sul mercato il combinato disposto di un difetto di domanda e un eccesso di offerta impalla tutto. Proprio l’alterazione del rapporto di scambio Produzione/Consumo esprime il connotato singolare della stagione economica contemporanea.


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Già, ma sovrapproduzione di offerta o insufficienza della domanda? Sì, insomma, merci oltre la capacità di acquisto o acquisti insufficienti a smaltire quelle merci? Questi i corni del dilemma che interroga chi sbircia l’economia e che attendono risoluzione.

Chi suona il corno della sovrapproduzione invoca quei processi deflattivi del mercato efficiente, in grado di ridimensionare i prezzi delle merci; un aumento insomma del potere d’acquisto dei consumatori. L’altro corno, invece, viene sfregato da quelli che dicono: se la domanda risulta insufficiente si aumenti il numero dei consumatori per non mortificare la capacità produttiva. Prendono dei dati e li confrontano: gli Usa hanno un Pil di 15 trilioni di dollari e i consumi di 10; la Cina, Pil di 5 trilioni e consumi solo di 2. E così rintracciano aspiranti acquirenti.


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I margini di crescita della domanda sono ficcati dentro quei Pil pro-capite dispari: negli Usa 46.400 dollari; nei Bric, paesi ad alta crescita, 35.000. In particolare: Brasile 10.200, Russia 15.100, India 3.100, Cina 6.600. Questo 43% della popolazione mondiale produce il 15% del Pil mondiale; gli Usa, con solo il 6% di popolazione, producono il 22% del Pil. Si scorge una gigantesca domanda potenziale per dare sostegno all’offerta.

Non è tutto oro quel che luccica: l’esercito di inoccupati di scorta consente ai produttori dei Bric di erogare, a chi lavora, redditi bassi; i consumi dentro quei confini ancor più bassi, le vendite oltre confine alte. I produttori d’oltreconfine si tengono la sovrapproduzione. Erogare, per quelli dei Bric, aumenti dei redditi da lavoro fa crescere il costo di quel lavoro e il costo dei loro prodotti; diminuisce l’appetibilità delle loro merci nel mondo; perdono mercati che non vogliono perdere, si apre il loro mercato che non hanno convenienza ad aprire. Lo mostra il deficit della bilancia commerciale Usa; lo conclama il controllo del valore di cambio della moneta cinese.

Proprio “Bricconi” questi: redditi bassi, prezzi competitivi, potenziali consumatori tenuti in stand-by; opportunità per creare nuove aziende per nuove merci – magari chic, pure hi-tech, finanche trendy; barricano l’ingresso al loro mercato e non solo. Intercettano i redditi insufficienti del mondo ricco a cui danno ristoro con merci low-cost e danno sostegno a un’altrimenti insufficiente crescita economica globale.

“Braccati”, invece, quelli che restano fuori: ancora eccesso di offerta, ancora insufficienza di domanda che brucia capacità produttiva e utili d’impresa; ancora renitenti a investire, magari parte dei profitti per contenere i prezzi, magari per rifocillare il potere d’acquisto, senza il quale non si smaltisce la sovrapproduzione, e con il quale invece si genera domanda che smaltisce o si può fare concorrenza, sui prezzi, proprio ai “Bricconi”.

Tal “braccati” per tutta risposta e scongiurare l’opzione invocano la reflazione. Si mostra così come quelle allergie deflattive curate con antistaminici reflattivi abbiano prima sedato il paziente e l’abbiano poi spedito in rianimazione.


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