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Home » Economia e Finanza » FINANZA/ Faia (Goethe University): la Finlandia non uscirà dall’euro, ecco perché

  • Economia e Finanza

FINANZA/ Faia (Goethe University): la Finlandia non uscirà dall’euro, ecco perché

Int. Ester Faia
Pubblicato 8 Luglio 2012
Euro_Bce_SosR439

Infophoto

ESTER FAIA sottolinea come, ad oggi, non convenga praticamente a nessuno l’abbandono della divisa unica e come l’eventualità produrrebbe disastrose conseguenze su tutta l’Eurozona

Il subbuglio sembra essersi impadronito dell’ordine economico e politico europeo. Mentre gli spread sono e rimangono incontenibili e il crollo delle borse non si arresta nonostante gli annunci di rimedi universali quali il Fondo taglia-spread o il taglio dei tassi, un Paese considerato virtuoso e affidabile come la Finlandia si lancia in dichiarazioni allarmanti. «La Finlandia non resterà legata all’euro a qualsiasi costo, e ci prepariamo a tutti gli scenari possibili», ha detto il ministro delle Finanze finlandese Jutta Urpilainen, ribadendo il no del suo Paese al Fondo. Semplice provocazione o minaccia da prendere in seria considerazione? Lo abbiamo chiesto a Ester Faia, professoressa di politica monetaria e fiscale presso la Goethe  University di Francoforte.


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Crede che la Finlandia possa realmente uscire dall’euro come ha minacciato?

La Finlandia ha spesso preso delle posizioni estreme, ma non  sempre ha dato seguito alle sue minacce. Sicuramente, adesso, si sente un paese forte e può magari ritenere che i costi dello stare nell’euro (contribuire ai salvataggi e al Fondo salva-stati) possano oltrepassare i costi dell’uscirne, vale a dire la possibilità perdita di competitività associata alla rivalutazione  della sua nuova moneta.


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Ci sarebbero ripercussioni anche sugli altri Paesi?

L’uscita di un paese dall’euro ha conseguenze imprevedibili: è possibile che altri paesi seguano e come ha dichiarato Schäuble la disintegrazione dell’euro avrebbe costi incalcolabili.

Esiste qualche Paese europeo al quale l’uscita dall’euro converrebbe?

A mano a mano che i costi di salvare i paesi indisciplinati salgono e a mano a mano che diventa evidente che ripristinare la disciplina o la solvibilità diventa difficile (in alcuni casi come la  Grecia impossibile) una serie di paesi potrebbero considerare la permanenza nella divisa unica troppa costosa.


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Confindustria afferma che i vantaggi di una moneta svalutata sarebbero annullati  dagli svantaggi nell’acquistare all’esterno i singoli pezzi per costruire un prodotto da esportare. E’ d’accordo?

Confindustria ha ragione e non solo per la motivazione che adduce. Uno dei motivi per cui è stata creata la moneta unica è che si era visto che i benefici per i paesi che svalutavano per  guadagnare competitività erano di breve durata: l’Italia e altri paesi che svalutavano ricevevano guadagni di competitività per un breve periodo, ma i successivi aumenti di inflazione neutralizzavano quei guadagni. Il risultato consisteva in tassi di inflazione più alti e  crescenti. Oggi avverrebbe lo stesso. Si consideri, inoltre, che adesso l’uscita dall’euro per alcuni paesi si accompagnerebbe a un default  sul debito: e i paesi che fanno default vengono esclusi dal mercato per  un certo periodo e sono impossibilitati a finanziare la loro spesa  corrente.

Crede che la Finlandia abbia delle ragioni per opporsi al Fondo Taglia Spread? 

Nessuno ha ragione di opporsi perché così com’è è innocuo, da tutti i punti di vista. Il documento finale del consiglio considerava la possibilità di usare l’attuale Fondo Salva Stati per  ricapitalizzare direttamente banche o per comprare titoli di paesi in difficoltà. Non si è parlato di aumentare la dotazione del fondo o di garantire interventi illimitati (l’attuale tetto del fondo è assolutamente insufficiente per salvare banche e stati che  richiedessero il suo utilizzo). Inoltre il suo utilizzo è stato condizionato a una valutazione sul fatto che il paese richiedente stia rispettando i dettami del fiscal compact: questa valutazione si potrà fare solo alla fine dell’anno quando si vedranno quali paesi sono riusciti a centrare gli obiettivi di deficit. Credo al contrario che sia forse troppo ottimistica la visione di  alcuni paesi sulle reali cessioni fatte sull’utilizzo del Fondo: questo, forse, serviva come segnale per calmare mercati e le pressioni  politiche interne.
 

 

Crede che la Germania, invece, abbia ragioni adeguate per opporsi agli Eurobond? Come giudica il piano dei “cinque saggi” del governo tedesco?
 

 

L’esistenza del piano del Fondo di Redenzione dei cinque saggi (di fatto un piano su eurobond) dimostra che la Germania non si oppone a  questa ipotesi di per sé ma alla interpretazione degli eurobond fatta  dai paesi Mediterranei.

 

Cosa intende?

 

Gli eurobond sono emissione di debito e in quanto tali richiedono delle garanzie per essere ripagati: il piano dei cinque saggi prevedeva un orizzonte di rientro dal debito molto lungo (fino a venti anni; cioè quasi una generazione) e proponeva che  il paese che richiedeva di emettere eurobond fornisse una garanzia  reale (oro o altre attività del paese, o simili) pari al 20% del debito. Le condizioni erano chiaramente molto vantaggiose (nessuno offrirebbe un prestito chiedendo solo il 20% come garanzia). Molti  economisti (anche in altri paesi) lo ritenevano uno dei piani  migliori. Il piano sarebbe stato poi un passo concreto verso un’unione  fiscale: fornendo una visione di lungo periodo avrebbe sicuramente  calmato i mercati. E’ stato un errore da parte di Spagna e Italia non discutere nell’ultimo consiglio questo piano o il piano di Draghi o eventuali controproposte e concentrarsi invece su misure tampone, come  gli interventi del cosidetto scudo anti-spread, che invece possono  avere solo effetti di breve periodo (fino alla prossima emergenza).

 

Pensa che l’euro sia destinato a scomparire o durerà?

 

Spero che duri.


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