SIMONA BERETTA commenta "Cosa nutre la vita?", il volume che raccoglie il testo integrale del Discorso alla Città tenuto nella Basilica di Sant'Ambrogio dal cardinale Angelo Scola
Tre cose colpiscono di questo piccolo, intenso volume dal titolo Cosa nutre la vita? Expo 2015. La prima è che chi scrive è una persona che desidera comunicare un messaggio che rallegra l’intelligenza e il cuore. Si parla della realtà materiale – del creato – con una enorme gratitudine per il dono ricevuto, ma con la consapevolezza che le realtà materiale parla di un oltre, di un più a fondo che sollecita gli esseri umani a rispondere, a prendere posizione non astrattamente, ma nella concretezza delle loro decisioni materiali. “…i protagonisti del rapporto uomo-cosmo non sono semplicemente due – la comunità degli uomini e la terra – ma tre … è Dio a mettere in relazione l’uomo e il cosmo“. (pp. 16-17).
Così, nella concretezza del sue scelte su come usare i beni della terra, l’uomo di fatto risponderà: col lavoro che fa fiorire la terra come un giardino, nella gratitudine per il semplice fatto che la realtà c’è; oppure con l’appropriazione, con lo sfruttamento fino all’esaurimento di quel che c’è. Questa risposta libera dà forma alla storia e alla geografia del mondo, con tutta le loro ambivalenze.
Perché questo messaggio rallegra intelligenza e cuore? Perché è realistico. Dove potremmo trovare buone ragioni per difendere l’ambiente, per gestire i conflitti sull’uso di risorse preziose e scarse, per rispondere ai bisogni materiali di tutti gli esseri umani, se non dentro l’accoglienza di questo messaggio, antico e sempre nuovo, della benevolenza di un Creatore che, riempiendoci di doni, ci chiama a guardare “oltre” il dato materiale?
Seconda osservazione: quel messaggio incoraggiante di una presenza reale che ci precede e ci interpella nella concretezza dell’esistenza materiale è capace di riconciliare la dimensione “micro” e la dimensione “macro” del problema economico/ecologico. Troppo spesso le grandi questioni globali dello sviluppo e della tutela del creato sono affrontate in un contesto politico dove prevale un’impronta di tipo tecnocratico falsamente “neutra”, la cui efficacia è comunque visibilmente scarsa. Il volumetto, parlando della tragedia della fame (p. 28), del ruolo ambivalente delle politiche di aiuto internazionale (p. 34) e delle politiche nazionali (“sovranità alimentare”, p. 37), ricorda che nessuna politica può essere “buona” – ossia realmente efficace nel superare in modo sostenibile la malnutrizione e le emergenze alimentari – se trascura il fatto che per gli esseri umani la vita materiale, incluso il prendere cibo, non è mai esclusivamente materiale.
Le piccole decisioni famigliari e le grandi decisioni politiche sono accomunate dalla grande questione, terribilmente concreta, del senso. Ogni azione nel tempo e nello spazio afferma il suo senso, le sue ragioni, la direzione che persegue; così l’agire umano micro e macro trasforma tempo e spazio. Poiché ognuno desidera “fare conoscere e avere di più, per essere di più” (Populorum progressio, 6), la risoluzione sostenibile dei problemi economici e ambientali non è mai solo tecnica. “L’effettivo prendersi cura del creato e provvedere affinché ciascuno abbia accesso agli alimenti … si verifica proprio a livello dell’esistenza quotidiana di ogni persona e delle decisioni elementari di lavoro, di consumo, di investimento“. (p .47). Creatività, innovazione, investimento, sviluppo … sono tutte parole che esprimono l’attrattiva del “di più”.
Così veniamo alla terza cosa che vorrei segnalare, la frase sul retro della copertina: “In verità nutre la vita solo ciò che la rallegra“. L’azione per “nutrire il pianeta” risponde alla grande attrattiva del “di più” a cui tutta la realtà materiale allude; ecco la vera “energia per la vita”. Come dice Papa Francesco, “è la gioia che si vive tra le piccole cose quotidiane, come risposta all’invito affettuoso di Dio nostro Padre: «Figlio, per quanto ti è possibile, trattati bene… Non privarti di un giorno felice» (Sir. 14, 11.14)” (Evangelii gaudium, 4).
