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Home » Politica » DIETRO LE QUINTE/ Weber e Salvini, accordo modello-Austria

  • Politica

DIETRO LE QUINTE/ Weber e Salvini, accordo modello-Austria

Antonio Fanna
Pubblicato 27 Dicembre 2018 - Aggiornato 28 Dicembre 2018 ore 10:49
manfred_weber_1_lapresse_2018

Il tedesco Manfred Weber, candidato del Ppe alla presidenza della Commissione Ue (LaPresse)

Il voto conservatore tedesco è quello che ha indotto il Ppe a candidare Weber. E Salvini ad accordarsi con lui (e viceversa)

Le recenti elezioni regionali in Baviera hanno evidenziato che nella società d’oltralpe esiste un’area culturale e politica cristiana, identitaria, conservatrice, tradizionalista e liberale, molto variegata e frastagliata certamente, ma anche affine, che, nonostante la pesante sconfitta dei Cristiano Sociali (Csu), è maggioritaria tra gli elettori. Per fare quest’affermazione basta analizzare i risultati, senza la lente dell’ideologia, ma con quell’oggettività che solo i numeri possono fornire: infatti la Csu ha ottenuto il 37,2% dei voti posizionandosi al primo posto, poi si è affermata la lista Liberi Elettori (Fw), un’alleanza di piccoli partiti tradizionalisti e identitari locali che ha ottenuto l’11,6%; subito dopo il partito della nuova destra Alternativa per la Germania (AfD) che è arrivato al 10,2%, con un risultato significativo, visto che partiva da zero, che consente ai suoi membri di entrare per la prima volta nel Parlamento locale, ed infine il Partito Liberale Democratico (Fdp) che si è attestato al 5,1%, che è all’opposizione del governo Merkel e che si può ascrivere a quest’area. 


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Ora visti i numeri possiamo dire che Fw+Fdp+AfD hanno raccolto il 26,9% con un totale di 60 seggi nel Parlamento bavarese, e la Csu 79, divenendo così assolutamente maggioritari sia nell’elettorato che li ha scelti sia nell’assise appena eletta. A differenza invece di un modesto risultato delle forze progressiste rappresentate dai socialdemocratici che arrivano a stento a 21 seggi con il loro 9,7%; i Verdi, tanto esaltati nel post elezioni dal mainstream dell’informazione, con 40 seggi e la Linke, il partito politico tedesco di sinistra radicale sorto dall’unione tra il Partito del Socialismo Democratico ed il movimento politico Lavoro e Giustizia Sociale che arriva solo al 3,2% e rimane fuori dal parlamento, per un totale di 61 seggi totali ascrivibili a quest’area. Inoltre, se guardiamo i dati da un altro punto di vista, ci accorgiamo che la Spd che partiva da un 20,6% lascia per strada un 10,9% di cui l’8,9% viene raccolto dai Verdi, ecco spiegato il loro risultato, un 1,1% dalla Linke ed uno 0,9 disperso in altre liste.


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Di contro il 10,5% perso dalla Csu, che era al 47,7%, confluisce quasi totalmente nell’AfD; qualcosa va a Fw e Fdp, ma nel complesso queste liste riescono ad aggiungere un 4,1%, credo dagli astenuti delle precedenti elezioni, a differenza dell’area di sinistra che rimane a saldi invariati, poco più del 30%, e infatti alle precedenti consultazioni aveva raggiunto il 31,3% mentre oggi è al 30,4% perdendo addirittura lo 0,9%.

Tutto questo per ribadire un innegabile dato di fatto: l’area cristiana, conservatrice, identitaria, tradizionalista e liberale in Baviera, la regione più ricca d’Europa, è ancora ampiamente maggioritaria, anzi in crescita, e passa da un precedente 60% ad un buon 64,1%. È questo calcolo che ha spinto i conservatori europei del Ppe ad eleggere Manfred Weber  come Spizenkandidat cioè candidato dei Popolari alla carica di presidente della Commissione europea. Il calcolo si basa su un ragionamento semplice. Il tempo della Grosse koalition e del centrosinistra europeo è finito. E dopo averli bastonati durante la procedura sulla legge di bilancio, i populisti italiani di Matteo Salvini sono il condimento ideale con cui mettere a cuocere il prossimo minestrone degli assetti europei dopo le elezioni del maggio prossimo. Scenario austriaco per intenderci. Con buona pace di Macron e Renzi. E buon 2019!


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