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Home » Economia e Finanza » SPILLO/ Le monete “non legali” che usiamo ogni giorno

  • Economia e Finanza

SPILLO/ Le monete “non legali” che usiamo ogni giorno

Giovanni Passali
Pubblicato 30 Giugno 2019
eurotower_bce_francoforte_lapresse

La sede della Bce a Francoforte (LaPresse)

Non tutta la moneta è legale, ma questo non vuole dire che sia automaticamente illegale. Occorre fare una distinzione importante

L’operazione menzogna sui mini-Bot continua. “Sono moneta illegale”, strepitano i soloni dell’informazione, replicando la menzogna del Governatore della Bce Mario Draghi. Anzitutto, che siano o no moneta non lo decide un qualsiasi soggetto di un’istituzione estera non pubblica. E “non pubblica” vuol dire “non pubblica”, non vuol dire “privata”. La Bce non è “pubblica” perché non esiste un “pubblico” a cui possa riferirsi, non esiste uno Stato Europa. Sarebbe di fatto assimilabile a un soggetto pubblico se di fatto dipendesse da soggetti pubblici. Ma al contrario, a ogni occasione ribadisce con forza indipendenza e la propria alterità ai soggetti “pubblici” (gli Stati).


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E veniamo ai mini-Bot. Ma soprattutto veniamo alla legge oggi in vigore in Italia. L’unica moneta “legale”, quella che comprende il “corso forzoso” e quindi obbliga i commercianti ad accettarla e per legge estingue i debiti, è la massa costituita da banconote e monete. Tutto il resto, cioè la moneta in forma elettronica costituita da conti correnti, bonifici, carte di credito e di debito e qualsiasi altro strumento elettronico che sia autorizzato al trasferimento di informazioni denominate in “Euro” non è moneta legale, ma viene chiamata “moneta bancaria”, poiché dal sistema bancario (e da altri soggetti autorizzati da Bankitalia) viene creata e gestita.


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Il fatto cruciale però è che la moneta in quanto tale preesiste agli Stati. Quesi non possono far altro che riconoscere ciò che preesiste. E nel riconoscere questa preesistenza della moneta, gli Stati le danno ulteriore forza, imponendo il “corso forzoso” e accettando loro stessi quella moneta. Cosa determina allora la moneta e la fiducia a essa connessa, cioè il suo valore? Ogni moneta è determinata da una comunità che l’accetta: l’accettazione della moneta è la manifestazione della fiducia accordata e quindi anche il suo valore.

Quanto ho appena esposto rende anche giustizia del valore realissimo e concretissimo della cosiddetta “moneta bancaria”, da tutti giustamente accettata poiché la sua emissione è regolata da norme e istituzioni che rendono fiducioso chi la accetta. Anche se la “moneta bancaria” a norma di legge non è “moneta legale”. E il fatto che non sia “moneta legale” non vuol dire certo che sia “moneta illegale” come troppi ripetono. Altrimenti la conseguenza paradossale sarebbe di dover dichiarare moneta illegale tutta la moneta bancaria.


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La moneta bancaria è una forma di moneta privata. La frase può apparire forte, ma è la stessa Bankitalia a ribadirlo sul suo sito: “La moneta scritturale bancaria è una forma di moneta privata”. Dove per moneta scritturale bancaria si intende proprio gli euro emessi in forma elettronica dal sistema bancario, tutte le volte che un cittadino chiede un mutuo o un’azienda ottiene un finanziamento.

Ripeto ciò che dice anche Bankitalia: la moneta bancaria è una sorta di moneta privata, non è moneta legale, quella emessa solo dalla Bce in forma di banconote ed emessa dal ministero del Tesoro sotto forma di monete. Anche se tutti la chiamano “euro” e tutti la usano come fosse moneta legale, non lo è. Si tratta di una creazione bancaria che non obbliga all’accettazione. Questo vuol dire che a norma di legge tutti i bonifici e le transazioni con le carte bancarie potrebbero essere rifiutati come mezzi di pagamento. Sarebbe il caos e la paralisi dell’economia.

Ma proprio questo rende evidente la misera forza del corso forzoso (applicabile solo alle banconote e alle monete, il 2% circa del circolante in Italia) e rende invece evidente la forza imponente del fattore “fiducia”, quel fattore per il quale tutti fanno e accettano pagamenti in moneta elettronica non legale.

Da tutto questo discende che i famigerati mini-Bot non sono moneta legale. Però possono benissimo essere moneta ed essere utilizzata come strumento di pagamento, analogamente a tutte le altre forme monetarie private emesse dalle banche commerciali. Quindi se saranno moneta, dipenderà dall’accettazione e dall’utilizzo che ne verrà fatto. Non hanno corso forzoso, quindi potrebbero essere rifiutati, a norma di legge.

Lo stesso discorso può essere esteso, per esempio, alle criptovalute, al Bitcoin, alla nascente moneta di Facebook, la Libra. Già due anni fa io ho dato per morto il Bitcoin come moneta, cioè come strumento di pagamento. I fatti seguenti mi hanno dato sostanzialmente ragione, poiché la gran parte di Bitcoin circola per motivi speculativi e chi li ha se li tiene stretti nella speranza che possano aumentare di valore rispetto alle monete legali. Rispetto alle transazioni finanziarie, i pagamenti di beni con Bitcoin sono una minoranza trascurabile.

Altre criptovalute potrebbero essere meno soggette alla speculazione e potrebbero essere effettivamente usate per la compravendita di beni e servizi in modo diffuso. Questo potrebbe essere il caso della criptovaluta Libra. Vedremo. Rimane da spiegare perché Draghi si sia messo di traverso rispetto ai mini-Bot fin dall’inizio. Il motivo è semplice: un’azienda che si trova in mancanza di liquidità, sarà ben felice di accettare i mini-Bot con i quali potrà pagare certamente le tasse e magari in parte qualche fornitore. Altrimenti l’alternativa sarebbe quella di richiedere un prestito in banca, pagandone però i relativi interessi. Quindi Draghi sembra in realtà preoccuparsi di difendere gli interessi delle banche, senza alcun riguardo per la sofferenza dell’economia reale. Una situazione già vista, purtroppo.


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