“Gina Lollobrigida è confusa e vulnerabile” secondo i giudici della Corte d'appello di Roma. Respinto il ricorso dell'attrice: “Serve tutore che gestisca patrimonio”. La reazione dei parenti
“GINA LOLLOBRIGIDA È VULNERABILE”, RICORSO RESPINTO
Gina Lollobrigida ha programmato un volo a Los Angeles per seguire le riprese di un docu-film sulla sua vita. Ma la sua autonomia è una “illusione”. Per i giudici è talmente “suggestionabile” da necessitare di un amministratore di sostegno. I togati spiegano che l’attrice “offre a sé stessa e agli altri l’illusione di avere il pieno dominio della sua vita e dei suoi affari, mentre la comprensione della realtà che la circonda risulta sommaria e i suoi giudizi attuali sono superficiali”. Se si tratta di parlare della sua carriera, Gina Lollobrigida appare vivace ed energica. Invece diventa “confusa” quando deve affrontare temi quotidiani. La diva ignora ad esempio quale sia il suo patrimonio immobiliare e, come riportato dal Corriere della Sera, non sa neppure quali società si occupino dello stesso. “Ha fornito risposte non esaurienti, talvolta confuse, non ricordando alcun dato relativo ai ricavi, ai costi e al rendimento effettivo di dette società”, aggiungono i giudici della Corte d’appello di Roma.
GINA LOLLOBRIGIDA, SERVE AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO
Per quanto riguarda gli aspetti pratici della sua vita Gina Lollobrigida dipende dal suo assistente, Andrea Piazzolla, che è già indagato per circonvenzione di incapace. E su questo si apre un altro filone riguardo appunto la gestione patrimoniale della diva. I giudici della Corte d’appello di Roma, dunque, non hanno alcun dubbio sulle conclusioni della consulente Paola Cavatorta. Infatti i giudici ritengono che abbia svolto il suo lavoro “con scrupolo professionale ed esame attento di tutti gli atti del procedimento”. Respinto dunque il ricorso della diva. Una decisione che soddisfa i suoi parenti, i quali – anche in tv – avevano espresso le loro preoccupazioni in merito a Gina Lollobrigida e le sue condizioni. E infatti i parenti, assistiti dall’avvocato Michele Silveri Gentiloni, fanno sapere – come riportato dal Corriere della Sera – che “le conclusioni raggiunte dalla Corte d’appello ci ricordano che i processi si fanno nelle aule dei tribunali e non negli studi televisivi”. Evidente il riferimento alle interviste rilasciate dalla diva.
