Mike Pompeo attacca nuovamente la Cina: “Una tirannia”. Chiusa l'ambasciata cinese a Houston, e Pechino replica con la chiusura dell'ambasciata a Chengdu
Arriva un nuovo attacco, frontale, degli Stati Uniti alla Cina. Questa volta a parlare è stato Mike Pompeo, segretario di stato dell’amministrazione Trump, e storico “nemico pubblico” di Pechino. Dalla biblioteca presidenziale di Richard Nixon, l’ex capo di stato Usa che segnò di fatto l’inizio di una nuova era dopo l’incontro con Mao Zedong targato 1971, Pompeo alimenta ulteriormente la nuova Guerra Fredda, quella appunto fra gli Stati Uniti e la Cina, portata avanti negli ultimi tempi a suon di dazi, accuse e minacce. “Il vecchio paradigma è fallito – dice Pompeo, come riferisce Repubblica in data 23 luglio – la cieca ricerca di intese con la Cina non va portata avanti”. Il braccio destro di Trump torna quindi a puntare il dito verso oriente per la pandemia di coronavirus: “Credevamo che coinvolgere la Cina avrebbe generato un futuro di cooperazione – prosegue – oggi siamo qui a indossare maschere e a fare il conteggio dei morti della pandemia perché il partito comunista cinese ha tradito le sue promesse. Siamo qui a seguire gli sviluppi della repressione a Hong Kong e nello Xinjiang. Osserviamo le tremende statistiche sul commercio estero cinese che ha colpito la nostra occupazione e le nostre aziende. Seguiamo le forze armate della Cina che diventano sempre più potenti e minacciose”.
POMPEO VS CINA, CHIUSE DUE AMBASCIATE
Pompeo parla poi di “una nuova tirannia” riferendosi ai cinesi, invitando il “mondo libero” a unirsi “per trionfare” contro di essa. E la risposta di Pechino non si è fatta attende, con il regime cinese che ha deciso di chiudere in consolato Usa a Chengdu, dopo che Washington aveva fatto lo stesso con quello di Houston, descrivendolo tra l’altro come una “centrale di spionaggio”. Il Ministero degli Esteri ha poi fatto sapere attraverso una nota pubblica da Agi in data 23 luglio: “una risposta legittima e necessaria alle azioni ingiustificate degli Stati Uniti. Gli Usa hanno gravemente violato il diritto internazionale e le norme di base delle relazioni internazionali” e hanno “danneggiato gravemente” le relazioni sino-americane. “L’attuale situazione nelle relazioni tra Cina e Stati Uniti – conclude la nota inasprendo i toni – non è quello che la Cina vuole vedere e gli Stati Uniti sono responsabili di tutto questo. Ancora una volta sollecitiamo gli Stati Uniti a ritirare la loro decisione sbagliata e a creare le condizioni necessarie per riportare in carreggiata le relazioni bilaterali”.
IL MINISTERO DEGLI ESTERI CINESI: “IMPEDIAMOGLI DI FARE DANNI”
Usa la mano pesante anche Hua Chunying, portavoce del ministero degli Esteri cinese, che attraverso Twitter scrive, riferendosi alle parole di Pompeo: “suggeriscono che voglia presentarsi come il John Foster Dulles del ventunesimo secolo lanciando una nuova crociata contro la Cina in un mondo globalizzato. Quello che sta facendo è inutile come una formica che cerca di scuotere un albero“, facendo poi appello “a tutte le persone che amano la pace nel mondo” per farsi avanti contro Pompeo e “impedirgli di fare maggiori danni al mondo”. Quanto capitato nelle ultime ore è solamente l’ultimo episodio di una gravissima crisi politica, diplomatica e commerciale fra le due superpotenze, un clima che non si respirava da quasi 30 anni, quando l’Unione Sovietica e la nazione a stelle e strisce diedero vita ad una corsa agli armamenti da record, con continue minacce, senza comunque avere mai il coraggio di “schiacciare il bottone”.
