Letizia Lopez, sorella Rosaria tra le vittima del massacro del Circeo, si racconta a Le Ragazze: il dolore e la rabbia a distanza di 45 anni
Ha fatto tanti lavori nella sua vita, dalla commessa all’impiegata passando per la dura parentesi della disoccupazione. Dopo aver trascorso molti anni in Sicilia, la donna ha fatto ritorno a Roma, nella medesima casa dalla quale Rosaria uscì per incontrare quei ragazzi che solo all’apparenza erano così per bene.
LETIZIA LOPEZ, SORELLA ROSARIA: VITTIMA DEL MASSACRO DEL CIRCEO, IL RICORDO
Quando si consumò il massacro del Circeo in cui perse la vita la sorella Rosaria, Letizia Lopez era a Palermo, incinta di sua figlia. “Ricordo tutto, minuto per minuto. Il 1° ottobre 1975, appena svegliata, mi sentivo agitatissima. Avevo percepito qualcosa. Al mio compagno che mi accompagnava al lavoro dissi di fermarsi alla prima cabina per chiamare a Roma, ma il telefono non funzionava”, ha raccontato a Fabrizio Peronaci per il Corriere della Sera. Provò altre volte a telefonare, fino a sera, quando chiese ad un amico di poter fare una chiamata interurbana ma senza ottenere ancora risposta. “A casa non c’era nessuno, neanche mamma! Impossibile. Allora chiamai un’altra mia sorella ad Agrigento, che piangendo a dirotto mi disse: “Hanno ammazzato Rosaria!” Io non ci ho capito più niente, mi sono messa a urlare e sono svenuta”. Letizia prese il primo volo per Roma ed ancora oggi ricorda la folla ai funerali: “Il nostro cognome era già diventato famoso in tutta Italia, la Lopez e la Colasanti, quelle del Circeo, e mi dava fastidio… Un marchio che mi sarei portata appresso sempre: essere nota per un fatto orripilante”.
Di Rosaria ha il ricordo di lei vestita di bianco nella bara e prima ancora di una ragazza “dolcissima, meravigliosa” ma anche “ingenua, tanto ingenua. E con un sogno grande, fare l’attrice di teatro”. Diceva che sarebbe diventata famosa, ma non immaginava la sorte brutale che le sarebbe capitata. Letizia negli anni ha ammesso di non aver cercato vendetta ma le sarebbe piaciuto un confronto con le madri di Ghira, Guido e Izzo: “Parlerei con loro da donna a donna, chiederei come hanno potuto non accorgersene prima, quando i figli avevano già violentato, fatto rapine, e poi perché li hanno protetti, aiutati ad uscire”.
