Cristiano Doni e il suo passato: dalla gloria con l'Atalanta e la Nazionale italiana ai Mondiali 2002 al chiringuito aperto a Maiorca
Il suo percorso all’interno della compagine orobica è stato talmente luminoso e scintillante che convinse Giovanni Trapattoni, all’epoca ct azzurro, a convocarlo per i Mondiali 2002 in Corea e Giappone, affidandogli la maglia numero 11: “Ero un intruso in quel gruppo straordinario – ha spiegato Doni –. Trapattoni mi amava e giocai titolare le prime due gare. Era un gruppo più forte rispetto a quello che quattro anni dopo avrebbe vinto in Germania: difesa mostruosa, grande centrocampo e in attacco avevamo Totti, Vieri, Inzaghi, Del Piero e Montella. Arrivammo con vari acciacchi importanti e le conseguenze dello scudetto del 5 maggio. Ma stavamo crescendo gara dopo gara: se avessimo superato l’ostacolo Corea del Sud, credo che poi avrebbero fatto fatica tutti a fermarci, anche il Brasile di Ronaldo e Rivaldo”.
CRISTIANO DONI: IL CALCIOSCOMMESSE E LA NUOVA VITA IN SPAGNA
La carriera di Cristiano Doni giunse all’epilogo il 19 dicembre 2011, quando dodici carabinieri lo arrestarono a casa sua nell’ambito dell’operazione “Last Bet”. Finì in carcere, con tre anni e mezzo di squalifica più altri due per illecito sportivo: “Non dovevo mettere il naso in quella storia. So di aver sbagliato, non voglio passare per un santo. Ma mi fa male che poi tutto sia stato raccontato in maniera diversa: ogni cosa che dicevo veniva travisata. Quello che mi è successo è la cosa peggiore che possa capitare a un uomo oltre alla morte. I cinque giorni in prigione sono stati i più brutti della mia vita”.
Come ha poi raccontato egli stesso a “Il Tempo”, Cristiano Doni ha scelto di essere un padre presente con i figli: “Mi spiace non essermi goduto troppo la mia primogenita, quando era piccola, anche a causa del calcio. Mio figlio sa che suo papà è stato calciatore, anche se non mi ha mai visto. Raramente però gli faccio vedere immagini di allora. È una cosa che non mi piace”. Oggi, gestisce un chiringuito a Maiorca, inaugurato nel 2012, e alcune attività in ambito commerciale e immobiliare nella “sua” Bergamo: “Ho una nostalgia incredibile dell’avvicinamento allo stadio, con il pullman. C’era sempre un fiume di tifosi ad accompagnarci e tantissimi indossavano la mia maglietta. A volte mi capita di sognare quei momenti. Emozioni impagabili”.
