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Home » Lavoro » Riforma pensioni 2024/ Il 19 gennaio il tavolo di confronto per la legge strutturale

  • Lavoro
  • Economia e Finanza

Riforma pensioni 2024/ Il 19 gennaio il tavolo di confronto per la legge strutturale

Maria Melania Barone
Pubblicato 9 Gennaio 2023
Ministro Lavoro Calderone

Marina Calderone, Ministro del Lavoro (LaPresse, 2022)

Riforma pensioni 2024, in vista della nuova legge strutturale previdenziale che entrerà in vigore nel 2024 quali saranno gli elementi che verranno maggiormente sacrificati?

Il governo ha più volte annunciato di voler mettere mano una volta per tutte alla legge previdenziale strutturale che possa cancellare la legge Fornero. L’obiettivo infatti non è quello di superare la legge voluta dell’ex ministro Elsa Fornero, ma di modificarla radicalmente.

Riforma pensioni 2024: quali mosse farà la Calderone

Non l’applicazione dunque di qualche correttivo, ma la totale cancellazione. È realmente possibile tutto questo? Riuscirà il ministro del lavoro, Marina Calderone, a lavorare ad una riforma delle pensioni per il 2024 che passa definitivamente cancellare il paletto anagrafico dei 67 anni di età? E soprattutto, qualora dovesse riuscirci, quali saranno le fasce sociali che maggiormente ne pagheranno il prezzo? Fare una scelta, soprattutto sul piano previdenziale, non significa guadagnare qualcosa, piuttosto rinunciare al male minore. E questo è vero soprattutto per l’Italia che per decenni non ha avuto una reale legge sulle pensioni.


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La prima vera e propria legge che è stata elaborata in vista di una modifica del tessuto socio economico di medio termine è stata la riforma pensioni della Fornero, quella tanto criticata ma che guardava al raggiungimento del traguardo del contributivo al cento per cento diffuso, condizioni che si presenterà soltanto a partire dal 2030. Prima di allora dunque i vari governi che dovranno avvicendarsi palazzo Chigi e al Ministero del lavoro oltre a quello dell’Economia e delle finanze.


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I primi tavoli di discussione riguardo alla legge strutturale che andrà in vigore nel 2024 sono fissati al 19 gennaio 2023. Sarà questa la data di inizio delle trattative tra governo e sindacati, quella che si è brutalmente interrotta dopo tre mesi nell’aprile 2022, quando, durante la presentazione del documento di economia e Finanza da parte di Mario Draghi, il governo italiano fece cadere la maschera e non introdusse nessun correttivo alla legge sulle pensioni dopo l’abrogazione di quota 100 e quota 102.

Il ministro calderone aveva già dato notizia in Senato annunciando che sarebbe stata operata da parte del ministero una revisione di tutto il sistema previdenziale italiano all’insegna della “solidarietà e della sostenibilità per le future generazioni “.


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Riforma pensioni 2024: in attesa di un “tavolo” al ministero…

Il problema è che le generazioni che attualmente hanno una discontinuità contributiva, dovranno prima o poi rientrare nel programma di solidarietà del Ministero del Lavoro, visto che come ha detto anche Brambilla, la quota 41 secca penalizza i giovani. Ed effettivamente è così coloro che sono giovani oggi e che per poter accumulare 41 anni di contributi dovrebbero aver ottenuto un lavoro quantomeno all’età di 21 anni, non potranno invece accedere nemmeno alla quota 41 secca, sempre posto che, una volta raggiunta la legge strutturale che prevede una quota 41 secca, questa possa applicarsi Anche a coloro che oggi di anni ne hanno 30 e non hanno potuto accumulare nemmeno quattro anni di contribuzione.

Per questo motivo c’è chi si aspetta che all’interno del tavolo del lavoro del 19 gennaio prossimo si creerà una deadline per poter ascoltare anche chi propone delle correzioni alla quota 41 secca, delle deroghe, oppure delle estensioni di alcuni ascensori sociali come l’ape sociale che è una misura nata soprattutto per venire incontro alle esigenze di coloro che hanno ottenuto il lavoro in estremo anticipo oppure coloro che hanno svolto mansioni faticose. L’estensione e la strutturalità di ape sociale, proposta anche dall’ex ministro Orlando, potrebbe in un qualche modo aiutare a superare queste criticità a cui il governo Meloni dovrà per forza rapportarsi.

L’altro punto che sarà obbligatorio per il ministro Calderone affrontare, è la questione dei fondi previdenziali integrativi che dovranno in un qualche modo rientrare in maniera strutturale all’interno della legge previdenziale. Quindi dovranno svolgere un ruolo fondamentale per la exit lavorativa e sopperire alle evidenti mancanze a cui una quota 41 secca non potrà mai rispondere.

Come ha detto infatti Elsa Fornero, non è possibile cancellare la legge Fornero, non è possibile avere un sistema previdenziale che non si fondi su alcuni dei presupposti introdotti da questa misura, ma è possibile attuare delle correzioni. Nelle scelte da operare da parte di Giorgia Meloni, da parte del ministro dell’economia Giorgetti da parte del ministro del lavoro Marina Calderone, bisognerà per forza contemplare tutti gli elementi correttivi così da evitare il minor danno in cambio della scelta da fare.

Tags: Governo MeloniMarina CalderoneRiforma pensioniGiorgia MeloniMario DraghiElsa ForneroQuota 41Ape SocialRiforma Fornero

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